BUON SAN MARTINO! Da voi si Festeggia?
di Andrea Laganga
ma sopratutto… cosa si mangia? Laconosci la storia dell’Anatra? ve la racconto
Amici del Butcher,
buon San MARTINO a tutti!
… o comunque a chi lo festeggia. Oggi, 11 Novembre, non credo che da noi in Maremma sia una festività molto ricorrente… insomma, non proprio un giorno ‘riconosciuto’ come importante.
Ma da Macellaio Giramondo che sono, vedo, sento e conosco moltissimi colleghi che da giorni sono dietro alle preparazioni e alle prenotazioni per fare festa, offrendo ai fortunati avventura prelibatezze spesso legate al maiale.
Ma perché si festeggia San Martino e, sopratutto, visto che ci piace mangiare, cosa si prepara o si mangia per questa ricorrenza???
Non ci resta quindi che andarlo a scoprire…
Secondo la leggenda, durante un giorno freddo e piovoso, Martino di Tours (divenuto poi San Martino) vide per strada un mendicante seminudo e tremante, così, mosso da un sentimento di pietà, decise di donargli metà del suo mantello;
improvvisamente il cielo si schiarì e il sole iniziò a scaldare come in estate. Per questo motivo quel periodo di novembre in cui la temperatura si fa più mite è famoso come Estate di San Martino.
In passato i giorni dell’estate di San Martino erano sentiti come un momento di festa per tutto il popolo: si facevano fiere, venivano rinnovati i contratti agricoli annuali (chi non riusciva ad ottenere il rinnovo doveva traslocare, da qui il detto “fare San Martino”) e si assaggiava il vino nuovo ( da cui deriva il proverbio “a San Martino ogni mosto diventa vino”), una tradizione celebrata anche nella famosa poesia di Carducci San Martino.
Alla festa di San Martino sono legate molte tradizioni da quella dell’estate alle caldarroste.
Ma a noi oggi interessa quella che è solita portare l’oca in tavola.
Secondo la leggenda proprio un’oca infatti avrebbe tradito il Santo – non ancora santo e in fuga a dire il vero dal suo destino clericale – che si era nascosto in un pollaio dove si era rifugiato per sfuggire alla folla che lo voleva vescovo.
I volatili però, irriconoscenti, iniziarono a starnazzare di fatto facendo scoprire il suoi nascondiglio. Da lì… è storia con tutto ciò che ne consegue.
Diciamo… per vendetta? da allora si usa portare l’oca cucinata nella giornata di ricorrenza di San Martino.
MA CHE SI MANGIA PER SAN MARTINO?
Ma per le vie del borgo dal ribollir de’ tini va l’aspro odor de i vini l’anime a rallegrar.
QUESTA E’ SICURAMENTE una festa di tradizione contadina quella di San Martino, caratterizzata dal vino nuovo, i salumi freschi e i dolcetti rustici tipici della cultura di un tempoquesto
Siamo nel pieno del periodo del vino novello, ma anche delle castagne, dell’olio e del maiale. La tradizione vuole infatti che vengano consumati salumi, oltre a carni alla brace e caldarroste.
Ecco quindi i prodotti da non perdere secondo il gamberorosso.it
Caldarroste
Cosa c’è di più identificativo di questo momento dell’anno, del cartoccio di caldarroste? La prima cosa da sapere è la differenza tra castagne e marroni. Le prime sono frutto dell’albero selvatico, i secondi di quello di particolari cultivar meno produttive ma più pregiate. Si distinguono perché i marroni sono molto più grandi e uniformi per dimensioni, forma e sapore, e la loro pellicina più semplice da eliminare. Arrostite in forno o sul fuoco sono squisite, ma abbiate cura di praticare un taglio poco profondo di 2 o 3 cm di lunghezza. Nella versione al forno tendono ad asciugarsi un po’ troppo, per limitare questo problema basta usare una temperatura di 220 gradi per 15-25 minuti a seconda della dimensione della castagna.
Salumi e maiale arrosto
“Gira su’ ceppi accesi lo spiedo scoppiettando”. Proseguono così i versi di Carducci, e non è un caso: il rituale dell’uccisione del maiale un tempo riuniva familiari e amici e rappresentava un importante momento di condivisione, che si svolgeva nei mesi più freddi che vanno da dicembre a febbraio. In qualche territorio, soprattutto al Sud, si cominciava però anche prima, proprio a novembre, per preparare poi prosciutti, salami e salsicce da gustare insieme al vino. Ovviamente, la carne veniva cotta anche alla brace, per un pasto sostanzioso e goloso.
Biscotto di San Martino
Dolcetto rustico tipico della tradizione siciliana, un biscotto secco compatto e profumato con semi di finocchio o anice. Perfetto da inzuppare nel vino novello, nei liquori o nel moscato, questo biscotti veniva in passato sfornato dalle donne di casa ogni 11 novembre; oggi la tradizione si è un po’ persa, ma è ancora possibile trovarlo nei forni e nelle pasticcere dei paesi.
Zaeti
Originari della zona tra Belluno, Udine e Pordenone, famosa per la produzione di farina di mais, questi biscotti nascono nel Seicento, quando gli abitanti della valle arrivarono a Venezia per vendere i loro prodotti, tra cui gli zaeti, che divennero subito popolari anche in Laguna. Il nome deriva dal colore conferito dalla farina di mais: zaeto, infatti, in dialetto significa “gialletto”. Altri ingredienti sono la farina 0, lo zucchero, le uova intere e i tuorli, il burro, l’uvetta, il lievito e il sale.
Pizza coi quattrini
Il 10 novembre si accendono le “glorie” nel borgo abruzzese di Scanno, delle grandi palanche costruite dai giovani del paese, che nei giorni precedenti si riuniscono per racimolare e accatastare la legna necessaria. Una volta spenti i roghi, la festa continua; un tempo la palanca bruciata veniva consegnata alla futura sposa in cambio di vino e dolci. In particolare, la pizza coi quattrini, una focaccia fatta con farina, miele, noci e fichi secchi, che racchiude nell’impasto una monetina in segno di buon auspicio.
Pizza di San Martino
Un’altra focaccia rustica, ancora dolce, tipica della tradizione abruzzese: la pizza di San Martino si prepara con uova, zucchero, olio, acqua, lievito e semi di anice e si consuma generalmente insieme a un bicchiere di vino. A San Martino, pizza, cacio e vinosi dice a Salle, in provincia di Pescara, dove per tutto il mese di novembre le famiglie sono solite riunirsi ogni venerdì per mangiare insieme la pizza, con un po’ di pecorino e il vino novello.
Lonzino di fico
Nella Marche la specialità di questo periodo dell’anno è il lonzino di fico, fatto con fichi secchi, mandorle, cacao, sapa e mistrà, un prodotto nato per conservare i fichi che crescono in abbondanza nel territorio e poterli gustare anche in inverno. Il nome è legato alla forma che ricorda quella di un salame, ma non deve trarre in inganno: si tratta di un dolce a tutti gli effetti, saporito e talvolta ricoperto da foglie di fico.
MA PERCHE‘… “SI MANGIA ANCHE L’OCA?”
Oltre alle prelibatezze elencare fin ora, ecco che la nostra curiosità ricade su una preparazione gastronomica assai buona, resa però celebre da una fantastica leggenda che vogliamo raccontarvi. Siete pronti?
Il santo e la leggenda delle oche
San Martino fu vescovo di Tours, una cittadina francese. In realtà, leggenda narra che il santo non volesse diventare vescovo. Per nascondersi dalla cittadinanza che lo acclamava, si nascose in un pollaio o una stalla piena di oche, che però lo tradirono, starnazzando più del solito e attirando il popolo verso il suo nascondiglio.
Da allora si diffuse la tradizione di mangiare l’oca in occasione della festa di San Martino. All’estero questa abitudine è particolarmente diffusa in Svezia, Danimarca, Boemia, Svizzera e Germania.
In Italia, invece, il consumo dell’oca il giorno di San Martino si ritrova in Friuli, Veneto, Lombardia e Romagna. In questo periodo dell’anno in Pianura Padana si prepara addirittura la tradizionale cassoeula – uno stufato di verza e carne di maiale – con la carne d’oca (detta anche bottaggio). In realtà in tutta Italia ci sono poi tradizioni di San Martino locali che vanno oltre vino e caldarroste, dal dolce al salato.
E quale è la tua TRADIZIONE CULINARIA di SAN MARTINO?
Scrivi nei commenti… io intanto vi lascio una ricetta per preparare un piatto SEMPLICE (a base di Antra naturalmente) ma all’altezza di cene importanti a casa. SIETE PRONTI?
Festeggiate, mangiate e bevete ma… fatelo sempre con molta CURIOSITA’