MARTEDI’ GRASSO_ “A Berlingaccio, chi ‘un ha ciccia ammazzi il gatto”
di Andrea Laganga.
Parola d’Ordine? MANGIARE IN ABBONDANZA! Sai perché?
Amici del Butcher,
tutti reduci delle abbuffate a suon di frittelle di riso, cenci, frappe e tutti i dolci tipici di carnevale? Ecco, affettatevi che oggi è l’ultimo giorno di GRASSO, prima di entrare in quaresima.
MA PERCHE’ SI CHIAMA GRASSO
Il Giovedì Grasso e il Martedì Grasso sono chiamati, appunto, “grassi” semplicemente perché in questi giorni, in tempi passati, si mangiava in abbondanza, eliminando tutte le scorte di cibi migliori (come la carne) conservati in casa, prima di entrare nel periodo della penitenza alimentare.
Sebbene generalmente fosse il Martedì il giorno “grasso” per eccellenza, in base alle tradizioni locali esso poteva essere anche il giovedì. In Toscana il Giovedì Grasso prende il nome di Berlingaccio, un termine che deriva dal tedesco “bretling” e si riferisce al “berlingare” che, tradotto dal dialetto, significa letteralmente “abbuffarsi con piacere”.
Non è un caso che il cibo carnevalesco per eccellenza, in alcuni paesi toscani, sia proprio il berlingozzo, un dolce al forno dalla classica forma di ciambella.
Martedi’ Grasso è l’ultimo giorno della festività e il giorno immediatamente precedente il Mercoledì delle Ceneri che segna l’inizio della Quaresima che porta alla Pasqua. Il Martedì grasso, Mardi gras in francese, assume nomi differenti anche nella stessa Italia o all’interno delle stesse regioni italiane: è il caso della Sardegna, ad esempio, dove viene chiamato Martisero a Mamoiada e Martisperri a Ulassai.
“A Berlingaccio, chi ‘un ha ciccia ammazzi il gatto”
STI TOSCANI so proprio pazzi e l’ho dico in senso buono naturalemente.
Come dice questo bizzarro modo di dire Toscano infatti, “Chi ‘un ha ciccia ammazzi il gatto” , ricollega la ricorrenza fiorentina chiamata Berlingaccio, festa appunto che segnava la fine del carnevale e l’inizo della quaresima con il “Mercoledì delle Ceneri”.
Un modo di dire naturalmente scherzoso e goliardico che però descriveva in pieno il momento storico. In un periodo in cui la disponibilità alimentare era ben più limitata che oggi, e poteva quindi accadere che molti poveri non avessero di che festeggiare nemmeno per il Giovedì Grasso, giorno tradizionalmente dedicato, in antitesi alla Quaresima incipiente, alla gozzoviglia più sfrenata.
L’antico proverbio ci ricorda come la tradizione di mangiare a crepapelle per il Giovedì e Martedi’ Grasso fosse talmente radicata che, chi non poteva permettersi niente di meglio, veniva invitato a sacrificare piuttosto il caro felino, secondo un uso che, in particolare, vedeva il gatto quale passabile sostituto, in tempi di magra, della carne e, più precisamente, del coniglio.
VI SBLOCCO UN RICORDO Chi dimentica è complice :-) . Come dimenticarsi del grande Beppe Bigazzi, co-conduttore all’epoca de “La prova del Cuoco” con Elisa Isoardi, il quale venne sospeso dalla Rai per aver ricordato, citando il celebre proverbio del gatto?
IL BERLINGARE IN VOLGARE: l’ETIMOLOGIA
Secondo Benedetto Varchi, storico e scrittore fiorentino del 1500, la festa del berlingaccio fa riferimento a situazioni in cui ci si diletta a “empiersi la bocca pappando e leccando”.
Allo stesso modo, il verbo berlingare che ne costituisce la radice, significherebbe ciarlare avendo ben pieno il ventre ed essendo ben riscaldato dal vino.
Secondo quanto riportato nel Dizionario degli Accademici della Crusca, i più antichi scrittori riferivano il verbo berlingare alle donne come sinonimo di cinguettare, ovvero ciarlare frivolamente ma il Varchi ricordava come questa fosse caratteristica anche maschile, allorchè si ha piena la trippa e molto vino in corpo. Desumendo da queste testimonianze, sembra di poter dire che la parola berlingaccio incorpora i due atti d’obbligo del Martedì Grasso (ovvere bere e ingollare leccornie a crepapelle).
La povertà diffusa nei tempi in cui la tradizione si è radicata rendeva talmente importante mangiare di grasso almeno una volta l’anno che non solo era d’obbligo cibarsi di carne (proibita in tempo di Quaresima ma soprattutto particolarmente rara durante tutto l’anno per i poveri), ma la festività era contraddistinta addirittura da uno specifico dolce, che da essa prendeva il nome: il berlingozzo.
E nella vostra regione invece quale sono le tipicità, ricorrenze e abitudini da adottare nell’ultimo giorno di carnevale?
“Parola del BUTCHER!”
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