TOSCANA: MACELLERIE, PRIME CHIUSURE! IL PRESIDENTE ROSSI: «BASTA, COSI’ NON POSSIAMO ANDARE AVANTI»
TOSCANA: MACELLERIE, PRIME CHIUSURE!
IL PRESIDENTE ROSSI: «BASTA, COSI’ NON POSSIAMO ANDARE AVANTI»
Se fino ad oggi si sono viste impennate pazzesche e sconsiderate delle bollette energetiche a macchia di leopardo su tutto il territorio Italiano, quello che invece si prospetta nei prossimi mesi sarà un vero e proprio bagno di sangue per la nostra categoria – e non solo! – su tutto il territorio italiano.
C’è chi annuncia addirittura rincari del 50-60% sul normale consumo, già diventato elevato nell’ultimo anno.
Non vi nascondo che già all’orecchio di Maremma Che Ciccia sono arrivate più di una voce di possibili chiusure nell’immediato o comunque chiusure o serrate se dovesse arrivare altre ‘botte’ insostenibili nei prossimi mesi.
Abbiamo quindi deciso di sentire la voce del Presidente Federcarni TOSCANA, Alberto Rossi, patron dell’omonima macelleria Aretina per cercare di monitorare la fotografia dello stato attuale. Lo abbiamo raggiunto al telefono…
IL MONITO DEL PRESIDENTE DI FEDERCARNI ALBERTO ROSSI
“Cari colleghi macellai, cari clienti, cari lavoratori, la situazione si sta facendo molto pesante. Vi dico solo che ci sono già alcune saracinesche che proprio a cavallo tra i mesi di settembre e ottobre chiuderanno definitivamente i battenti delle proprie macellerie. E non parlo solo di Arezzo o della Toscana… qui il problema è molto più che generalizzato su tutto il territorio italiano”.
“Noi Macellai viviamo con l’80% dei nostri consumi e quindi costi legati all’energia che spendiamo per alimentare le nostre celle frigorifere per garantire una corretta catena del freddo e la conservazione delle nostre carni. Questo caro bollette per noi è un’emergenza da combattere SUBITO, anche perché questo sconsiderato rincaro non può e non deve andare ad incidere sulle famiglie, sui nostri clienti finali”.
“Propri negli ultimi mesi la categoria riunita nella federazione Federcarni, sia a livello Nazionale che nelle singoli territori, sta cercando di portare avanti la filosofia di non andare ad aumentare i prezzi. E lo stiamo facendo tutti. Ma quanto possiamo andare avanti?
Cambiare politica, e quindi aumentare i nostri prezzi in linea con i costi significherebbe diminuire drasticamente il consumo e la vendita delle carni con conseguenze devastanti per tutto il tessuto sociale. Per far si che questo non avvenga dobbiamo però vedere SUBITO passi importanti da parte dello Stato che deve salvaguardare ogni comparto economico venendoci incontro”.
“Ci è stato detto di diminuire i consumi accessori! Forse non sanno che per poter lavorare bene e salvaguardare il benessere delle nostre lavorazioni non possiamo, o comunque diventa difficile lavorare differentemente”.
“Nei nostri punti vendita dobbiamo – sia per legge che per lavorare in modo efficace – avere differenti celle dove stipare e conservare le differenti carni, come a esempio le carni rosse dalle carni bianche. Frigoriferi predisposti per la conservazione delle verdure fresche e così via, fino ad arrivare al consumo elevato dato dal banco espositivo”.
“Qui rischiamo veramente non solo di dover chiudere tutti ma anche di far morire la società. Con ogni serranda che chiude se ne va con essa un pezzo di storia per quella comunità, perché non ci dimentichiamo che ogni piccolo negozio sotto casa, non è solo un luogo di vendita privata ma un punto di riferimento per la comunità intera. Da noi non si vende solo la carne, sulla quale in questo momento già vediamo una forte attenzione da parte dei nostri clienti i quali non volendo rinunciare alla qualità sono costretti a ridurne la quantità”.
“Le nostre botteghe sono luoghi dove le persone vengono anche per parlare, per ricevere una parola di conforto o di carica. In questo momento vi assicuro che non è molto facile riuscirci e, per di più, il nostro ‘termometro sociale’ sta segnalando una forte paura e preoccupazione per il futuro. Genitori preoccupati, giovani con sogni distrutti o comunque STOPPATI, tutto per colpa di una forte incertezza e paura del DOMANI, non del futuro prossimo”.
“Quello che la categoria chiede è un forte e immediato aiuto da parte dello Stato” – conclude il presidente Rossi in qualità di portavoce della categoria che rappresenta.
“Da parte nostra ce la stiamo veramente mettendo tutta ma non sappiamo per quanto possiamo resistere a sostenere questa paurosa situazione. Ma la cosa più che ci rattrista è che, nel peggiore delle ipotesi, dovremmo chiudere per colpa non NOSTRA! E questo ci doppiamente male”.
Coclude Rossi – “se poi chiudiamo tutti, al nostro caro STATO, converrà mantenerci in cassa integrazione, oppure è meglio fare qualche cosa SUBITO?
Siamo uomini e donne fatti di sogni, di idee, di voglia di andare avanti. Siamo ‘giovani’ con la paura del Futuro o ‘vecchi’ che rimpiangono il passato.
Ringraziamo il Presidente Rossi per le sue parole e per il tempo che ha dedicato a Maremma che Ciccia per tutti noi.
Attendiamo un cambiamento di rotta o la fine arriverà presto e tornare indietro non sarà più possibile.
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