Bada cosa ho scoperto? E LO CHIAMANO FUTURO
Anni e anni ha predicare il buono, sano ed ecosostenibile… poi arriva la scienza e… BUON FUTURO CHIMICO A TUTTI!
Cari amici di Maremma che Ciccia!
Eccoci arrivati al primo weekend di giugno. Caldo torrido, anticipo di estate. Voglia di vacanza, di lasciarsi alle spalle problemi e preoccupazioni. Un po’ di relax e di ritorno ad una normalità ormai perduta.
Ma … sullo sfondo resta la preoccupazione di quello che stiamo vivendo e in una sorta di sindrome dell’impostore… non riusciamo a goderci fino in fondo un’agognata tregua da tutto. Perché di fatto, le preoccupazioni restano, i problemi pure e aumentano e gli eco non così poi tanto lontani di pandemia e guerra… non ci fanno affatto stare tranquilli.
Ogni giorno i prezzi aumentano, le materie prime iniziano a scarseggiare, vogliamo fidarci che le scorte siano sufficienti ad andare avanti, il clima impazza nel suo disordine di cui, come per tutto il resto, abbiamo una grande colpa.. e le questioni quotidiane restano impellenti.
Insomma, cercando di distrarci un po’, noi di Maremma che Ciccia siamo andati a curiosare un po’ qua e là, oltre i pettegolezzi e lo sport. Diciamo cercando di rimanere nel nostro settore per vedere che aria tirasse.
CHE ARIA TIRA
Di tutto un po’: da mode, tendenze, criticità e solidarietà. Insomma ce n’è davvero per tutti. Ma lasciando ad altri il compito di destreggiarsi con numeri, temi e opinioni, una cosa su tutte mi ha colpito: che che se ne dica, la lingua batte dove il dente duole: insomma, per dirla con un detto popolare, la ‘demoniaca carne’ fa sempre scalpore e l’alternativa non è poi così… ‘alternativa’.
Già altre volte ci eravamo occupati del tema carne ‘finta’ e di laboratorio. Ecco che il tema torna di nuovo in auge in tempi oscuri e dal futuro incerto. Fosse il nobile intento di salvare il mondo dalla fame… ben venga, ma alla fine si viene a scoprire che non solo di ricerca e salute si tratta… ma che c’è anche molto altro.
A dirlo non siamo noi d Maremma che Ciccia, anche se abbiamo la nostra idea al riguardo. Bensi testate specializzate come per esempio Carni Sostenibili, progetto editoriale che “vuole individuare gli argomenti chiave, lo stato delle conoscenze e le più recenti tendenze e orientamenti tecnico scientifici, con l’intento di mostrare che la produzione e il consumo di carne possono essere sostenibili, sia per la salute che per l’ambiente”, come si legge sul sito https://www.carnisostenibili.it/.
Alcuni titoli degli ultimi articoli mi hanno colpito particolarmente, anche perché gira che ti rigira, sempre lì torniamo: al fattore economico.
SOSTENIBILTA’
Si parte dalla ‘sostenibilità’, ancora questa grande ‘sconosciuta. Infatti in un articolo applicato al settore salumi vengono riportati i risultati di una ricerca secondo cui solo per 1 impresa su 3 la sostenibilità è strategica e sono ancora troppo poche le imprese che adottano approcci sostenibili strutturati in fatto di pianificazione strategica, rendicontazione e comunicazione. Solo una minima pare abbia compreso realmente che la sostenibilità può dare un vantaggio competitivo e un asset strategico rilevante di crescita. La maggiore partedelle aziende campione ha attività e iniziative di sostenibilità frammentarie e informali, mentre la maggioranza è ancora alla fase iniziale di integrazione della sostenibilità nella strategia aziendale.
Le grandi imprese hanno strategie di sostenibilità più avanzate, ben strutturate e innovative, ma ancora poche lo comunicano. Per la comunicazione su quanto viene fatto per la sostenibilità è in crescita la consapevolezza delle potenzialità del digitale ma resta ancora molto da fare. C’è una sensibilità del comparto, ma non ancora in linea con le attuali esigenze dei consumatori, dei cittadini, dei clienti industriali e di tutti gli altri portatori di interesse. Più che una necessità ‘comunicativa’ sempre secondo il report nell’articolo viene riportata una visione della sostenibilità focalizzata più sulla dimensione produttiva, sulla sicurezza alimentare e sull’identità territoriale dei prodotti. In sintesi: si fa, più che raccontarlo.
Ma basta? Anche il mondo delle imprese di trasformazione delle carni va verso la transizione ecologica per centrare gli obiettivi del PNRR nazionale e quelli del Green Deal europeo e diventa importante per le imprese produttrici di salumi e di carne sapere dove e come muoversi per sistematizzare la sostenibilità nella loro attività gestionale senza alibi di sorta.
CARNE IN LABORATORIO
La popolazione cresce, il mondo va sfamato. Ma soprattutto si deve di coprire i fabbisogni nutrizionali di questo pianeta. C’è la corsa alle proteine di cui la carne è una delle fonti migliori oltre a garantire un apporto ottimale di altri nutrienti come ferro, vitamina B12, zinco, selenio e vitamina D.
La carne è fondamentale per combattere la malnutrizione e assicurare una normale crescita somatica e cognitiva dei bambini.
LA SFIDA
La grande sfida della zootecnia è di produrre carne, latte e uova di qualità, a prezzi accessibili e con modalità sostenibili, rispettose dell’ambiente e del benessere degli animali.
Le strade alternative per produrre la carne hanno indotto alcuni investitori a puntare sulla carne coltivata in laboratorio, che potrebbe – affermano i suoi sostenitori ed investitori – contribuire a risolvere parte dei problemi ambientali e di benessere animale legati alla produzione tradizionale. Un nuovo business che entro il 2040 porterà il 35% della carne globale ad essere artificiale. Ma la carne in vitro riuscirà a fornire tutti i nutrienti base e sarà una reale alternativa ecologica?
COME FUNZIONA
In pratica, a grandi linee, funziona così: si estraggono cellule da animali vivi e le si coltivano in un bioreattore con un mezzo di coltura ricco di nutrienti, ormoni e fattori di crescita. Viene utilizzato siero fetale bovino ottenuto dal sangue di un vitello morto. Questo metodo è costoso e rappresentare una contraddizione per chi non mangia carne per motivi etici.
Primo punto: si deve trovare un modo alternativo e più economico e che non sia di origine animale.
Secondo punto: impiego di antibiotici e fungicidi aggiunti al mezzo di e di ormoni. Altra grande contraddizione visto che in zootecnia gli ormoni promotori della crescita sono vietati e l’uso di antibiotici dovrebbe essere ridotto.
MA CHE CARNE E’?
Viene prodotta è una sorta di carne macinata e non una bistecca vera e propria anche se in Israele ci sono andati vicini con una stampante 3D. Ditemi voi!
E IL CONSUMATORE?
La percezione del consumatore è ancora di grande scetticismo su cui secondo gli esperti si dovrebbe lavorare non tanto e soltanto sulla similitudine quanto per i vantaggi per la salute e l’ambiente. E anche i prezzi dovrebbero essere accessibili.
BENEFICI PER LA SALUTE E IL PIANETA
Ma dove sono questi benefici per la salute e il pianeta? Ancora non ci sono delle certezze e inoltre verrebbero a mancare quegli elementi base che fanno della carne un alimento essenziale. Magari la ricerca ci arriverà.. ma non ci siamo ancora.
E anche sull’ambiente non è così tanto roseo l’impatto in quanto dai primi studi a riguardo emerge un intenso dispendio di energia da parte dei bioreattori con emissioni di CO2 molto alte. In pratica anche per la carne creata in laboratorio si crea un riscaldamento climatico anche se inizialmente inferiore a quello degli allevamenti che alla lunga però risulta perfino superiore. Forse si deve guardare anche ad altro in attesa che la ricerca riesca a fare il suo corso.
Insomma, sembra che la carne sintetica sia un nuovo business più che una reale soluzione alla fame del mondo.
LA FINTA CARNE
E proteine alternative? Prodotti a base vegetale che mirano a sostituire quelli animali ce ne sono ma con maggiori investimenti sulle proteine vegetali alternative i danni per economia e salute non si farebbero attendere.
Finta carne e finte uova con un mix di vegetali e altre sostanze che dopo vari processi industriali diventano finti hamburger, finte polpette, finte cotolette, finte frittate w così via in una sorte di ingredienti ultra trasformati.
PROTEINE ALTERNATIVE
Il mercato delle proteine alternative è in rapida crescita: Stati Uniti, Canada ed Europa rappresentano i mercati principali mentre l’America Latina e il resto del mondo cresceranno presto.
MA E’ SANO?
Quindi, il business della lavorazione delle proteine alternative è in piena attività e negli ultimi anni ha attirato ingenti investimenti. Ma puntare tutto sulle proteine vegetali non è ‘sano’: primo perché non si risolve il problema dell’inquinamento ambientale e poi perché si creerebbero problematiche a livello sanitario ed economico.
Infatti grazie ad investimenti adeguati e strategici per rendere le stalle più efficienti e per incrementare la produzione di biogas e biometano, con energia rinnovabile creata dagli scarti di lavorazione, la zootecnia italiana ha emissioni inferiori del 50% rispetto alla media globale,.
Se aumentasse il consumo delle carni vegetali a discapito di quelle tradizionali ci sarebbe una riduzione solo dello 0,34% delle emissioni di gas a effetto serra. Da non tralasciare, poi, che i sostitutivi di latte e carni, sono prodotti trasformati che prima di arrivare alla vendita necessitano di grandi quantità di energia e di acqua per la loro produzione.
ZOOTECNIA ITALIANA
La zootecnia italiana in generale – allevamento e trasformazione industriale per i settori bovino, suino e comparto lattiero caseario – conta di un giro d’affari di oltre 46 miliardi di euro. Una crisi innescata dalla crescita delle proteine vegetali a discapito di quelle animali comporterebbe pesanti ricadute di fatturato e occupazionali.
Con le crisi attuali e il caro materie prime, caro bollette e criticità legate al conflitto tra Russia e Ucraina è stato stanziato un miliardo e duecento milioni per salvare la filiera agroalimentare del made in Italy puntando a ridurre anche la dipendenza dall’estero.
Infatti l’Italia produce solo il 51% della carne bovina, il 63% della carne di maiale e i salumi, il 49% della carne di capra e import il resto.
ASPETTI NUTRIZIONALI
Dal punto di vista nutrizionale le proteine nobili di origine animali hanno un miglior assortimento di aminoacidi essenziali e sono digerite, assorbite e utilizzate con grande efficienza dall’organismo.
Inoltre carni, latticini e pesce contengono molte altre sostanze importanti come il ferro eme assorbito con molta facilità dal corpo umano.
Invece le proteine presenti nei vegetali presentano spesso degli aminoacidi limitanti ovvero presenti in quantità limitata e gli alimenti vegetali contengono sì ferro, ma non ‘eme’, con una assimilazione molto più lenta e difficile
QUINDI?
Per cui: ma di che stiamo parlando? Che la ricerca vada pure avanti, ci mancherebbe!! Ma nel frattempo, magari una sana educazione alimentare, un’attenzione ai grandi temi e a creare un futuro migliore, non sarebbe male.
Anche perché prima di creare alternative, forse faremmo meglio a preservare e valorizzare quello che di buono abbiamo e siamo riusciti a fare nella nostra evoluzione. Siamo maestri anche nel distruggerci, ma se provassimo una buona volta a fare i bravi… non sarebbe poi così male.
Riflettete gente, riflettete!
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