CARNE POVERA INCONTRA ARTE POVERA: E NASCE LA RICETTA
Quando la pazzia di Arte Povera incontra la tenacia di Carne Povera, ecco che nasce la RICETTA più WOW del 2022!
Non a tutti piace ma, il Butcher è riuscito a farla mangiare anche a lui. Di chi sto parlando? Beh…:
- Da una parte Mario de Lillo, famosissimo tiktokker ed influencer italiano, famosissimo per il suo mod Arte Povera. Lui non ha mai mangiato trippa perché troppo viscida.
- Dall’altra il Butcher Maremmano con la sua crociate Carne Povera, pronto nel cercar di ribaltare l’idea di consumo etico e consapevole della carne.
Se ancora non avete capito però, l’attore principale di questa storia è lei, la TRIPPA, la regina del quinto quarto del bovino e quindi di Carne Povera in tutto e per tutto.
Ci sarà un modo per rendere ‘diversa’ questa leccornia, avanzata da molti perché ritenuta viscida?
Certo che si! E vi dirò di più. Se in umido è buona, nella ricetta che vi sto per raccontare diventerà SPAZIALE.
TRIPPA FRITTA
Smettiamo nel dire che fritto è buono tutto. Se pur in fondo si cela una parte di verità, è anche vero che se il fritto non è fatto a regola d’arte, allora ti si rivolterà contro.
STORIA
In ogni angolo del nostro beneamato paese c’è nascosto un modo per cucinare la trippa: chi in umido, chi in bianco, chi con i fagioli, chi con la salsiccia. Ed è proprio per il modo di essere cucinata che nascono poi tutti i vari titoli delle relative ricette: trippa alla romana, trippa alla maremmana, alla vicentina, e così via.
Noi toscani, da sempre, siamo legati a questo taglio definito povero, con la denominazione declinata: dal lampredotto fiorentino (arte storica della nostra terra) a quella al sugo e così via.
Ma la trippa fritta? Dove nasce? Boh! Questa informazione ci sfugge o forse non ne è stata mai rivendicata la paternità: ma è una vera e propria goduria per il palato. Fatto sta che, dopo aver letto la ricetta dovrete correre dal vostro macellaio è riprodurla a casa.
RICETTA PER LA TRIPPA FRITTA:
- 500gr Trippa lessa e pulita
- 150 gr Acqua Gassata
- 150 farina 00 ( o di riso a vostra scelta)
- 1 filo d’olio EVO
- Sale e Pepe QB
- Olio di Semi di Girasole per friggere
- 1 limone
PROCEDIMENTO
- Per preparare la pastella,vi serviranno solo una ciotola e una frusta, versate farina e l’acqua gasata e mescolate bene, aggiungendo lentamente un filo d’olio EVO in modo da non formare grumi.
Una volta ottenuta una pastella liscia e cremosa, aggiungete il sale necessario, un po’ di scorza di limone e un pizzico di pepe, mescolate un’ultima volta.
- Versate la trippa, precedentemente tagliata a strisce della larghezza di 2 cm circa, nella pastella e mescolate il tutto in modo da ricoprirla perfettamente.
- Scaldate l’olio in una padella, una volta caldo, versate la trippa con l’aiuto di una pinza da cucina, cuocetela per 6/7 minuti circa, o comunque fino a doratura desiderata.
- Una volta cotta, scolatela, adagiatela su carta assorbente in modo da perdere l’olio in eccesso, poi salate in superficie e portatela a tavola con fettine di limone.
La TRIPPA FRITTA è pronta: non vi resta che gustarla calda con una strizzatina di limone.
TRIPPA FRITTA DI ARTE POVERA
Macelleria LAGANGA – GROSSETO Mercoledì 9 Febbraio. Siamo nella Cucina della Macelleria della Famiglia Laganga. Davanti i fornelli un Mario De Lillo preoccupatissimo, accanto Andrea Laganga pronto a guidare la ricetta, Michele Ruschioni, Founder di Braciami Ancora alla guida del set, telecamere pronte a riprendere l’evento storico e il tifo della Famiglia Laganga pronta ad intervenire in caso di disastro dei due.
Se pensate che in cucina il nostro caro amico di Arte Povera sia rimasto con le mani in mano, vi state sbagliando di grosso. Dopo il rito della vestizione con grembio da cucina e cappello da vero duro, lo abbiamo reso chef indiscusso per un giorno (anzi, mezz’ora è stato più che sufficiente). Lui, ligio al dovere, seguendo le indicazioni del Butcher, è riuscito a portare a compimento il piatto.
Tra una battuta e rivelazioni shock del fatto che mai avesse mangiato la trippa (più volte preparata a casa da suo padre da buon romano/umbro nei giorni di festa ) ecco che arriva il momento tanto atteso. Il moment0dell’assaggio.
ALLA FINE DELLA FIERA?
Sarà riuscito il buon Mario de Lillo a mangiare la sua prima trippa? Sarà stato in grado il Butcher a convincerlo che la trippa è buona?
Vi dico solo che il menu della giornata era composto da: Trippa in umido alla Maremmana, Lampredotto e Trippa Fritta da lui cucinata. Quindi della serie: o mangi la trippa o digiuni.
Ma non c’è stato bisogno di molte parole nel convincerlo. Passare dal non mangiare la trippa, ad amarla e mangiarla in tutti i modi, è stato un attimo. Quando, nel pieno della sua soddisfazione nel portare a termine la preparazione, la sua faccia è stata: “Che fo’, vado? L’assaggio?”
Tra un incitamento dei presenti e un “… dai Mario non molla’!” Ecco che con coraggio afferra la sua chips di trippa fritta e… voilà!
Dal quel momento è nata una relazione importante tra Mario de Lillo e la Trippa. Fine della storia!
LA MORALE POVERA
E come ogni storia, anche Carne Povera riesce a tirare fuori sempre una morale!
Insomma, basta poco per modificare il parere sul cibo. L’importante è riuscire a cambiare il punto di vista.
Non di solo filetto vive l’uomo e, per di più se costa poco, è anche meglio per le tasche. No solo! Insieme vi porterò alla scoperta di un mondo del buono e sano spendendo il giusto!
Andrea Laganga Carne POVERA
E se c’è riuscito Mario a cucinarla e a spazzolare da solo quasi tutto il vassoio, allora vedrete che anche voi potreste diventare fan della trippa come lui!
Parola del Butcher!
Ah! … dimenticavo: la trippa fritta è un idea molto carina e divertente da proporre in versione finger food come antipasto o ancora meglio durante un apericena fra amici. Garantito lo stupore dei commensali a tavola!