La sua soddisfazione è il nostro miglior premio_ RUSH FINALE!
Ci siamo! Pronti per il rush finale?
Come ogni anno, pieni di buoni propositi, ci diciamo, anzi ci giuriamo e spergiuriamo che “… queste feste mi organizzo prima! All’insegna della tradizione e del risparmio”. Sempre la stessa solfa, da due anni a questa parte anche con la spada di Damocle del Covid.
Tutto è cambiato ma sotto sotto … cerchiamo che tutto sia ancora come prima.
Alla fine la crisi economica e la paura del contagio davvero negli ultimi due anni hanno ridimensionato le nostre feste. Ma se i numeri dei convitati e i pranzi e cene fuori si sono ristretti, nella nostra intimità preferiamo sempre ricostruire un’atmosfera gioviale della festa con tutti i suoi più o meno reconditi significati, sacri e/o profani, traslati e rivisitati da mode, culture, tendenze e nuove sensibilità.
Le nostre botteghe si sono attrezzate, più o meno, ad arte anticipando gusti e scelte possibili e probabili della clientela con un occhio e una mano a quanto succede intorno.
Più buoni, più attenti, più disponibili: più creativi.
I format televisivi sulla cucina impazzano – sarà un caso che proprio la nuova edizione di Masterchef sia partita questa settimana!!? – e tutti si sentono in vena di riproporre terminologie, tecniche, segreti e assi nella manica da sfoggiare nelle proprie abitazioni.
A meno che uno non sia o voglia diventare davvero chef, per tutti gli altri oltre a sentirsi parte di qualcosa con cui non si ha nulla a che fare, ecco che rimane il mistero della cucina della tradizione, delle nonne e mamme di casa che iniziavano a cucinare per il Natale settimane prima per preparare tutto: pane, pasta sughi, carne, pesce, verdure, zuppe, dolci. C’era aria di festa, convivialità, condivisione, e con quello che si aveva o poteva – e si osava un po’ di più: era concesso! – le nostre donne creavano magie per tavole imbandite.
IERI E OGGI
Mani impastate, farine, spezie, soffritti, pollame, sfoglie, uova, carne, brodi, crostini: il migliore stovigliame ed era atmosfera. Era casa, era Natale. Oggi? Beh, oggi ognuno cerca di stupire, più che soddisfare. Non sembra che si volgiano accontentare i palati quanto le tasche prima e gli occhi dopo.
Ecco allora che entriamo in gioco noi, i butchers. Possiamo assecondare ma anche garantire un successo guidando e consigliando i nostri nuovi chef – quelli veri e quelli improvvisati – a portare sulle tavole qualcosa che sia bello da vedere, sano, di altissima qualità, del giusto prezzo ma anche buono gustoso che soddisfi occhi, tasche e palati.
Noi delle macellerie e grastronomie con i nostri pronto-cuoci o le preparazioni già fatte da consegnare come basi da personalizzare, oppure con piatti pronti e finiti solo da impiattare. Per tutti i gusti, per i tempi che corrono, per venire incontro alla fretta e alla frenesia che ci attanaglia, assieme a tutte le altre cose che ci portiamo dietro come retaggio culturale.
E siccome la ‘contaminazione’ culturale è divenuta parte integrante del nostro essere – si può parlare di inclusione anche a tavola? – ecco che le proposte si diversificano, si moltiplicano.
Stupire per colpire, nel senso buono, e accontentare il cliente. Ma con grande soddisfazione anche nostra perché dall’altra parte del bancone non ci sono solo delle macchinette sterili e asettiche: ci sono donne e uomini con passione e maestria che vogliono sì accontentare e stupire ma trasmettendo la loro professionalità e il loro amore per il cibo.
Come recitava il Dott Tomas nel celebre film con Lino Banfi nel lontano ’82:
‘La sua soddisfazione è il nostro miglior premio!”
Una frase Cult che ogni giorno rappresenta il nostro motto quali butchers o comunque per ogni artigiano e artista che dedica passione, tempo e sacrificio in ogni cosa che fa. Non è solo un modo di dire, non è un alibi dietro cui trincerarsi: è l’unica risposta valida alla domanda: “… ma chi te lo fa fare?!?”
E voi? Già pronti con i menù delle feste?
Buon rush finale amici.
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