MAREMMA CHE… Black OUT!
Un pomeriggio di ordinaria follia… che fa RIFLETTERE!
Hai presente quando eventi improvvisi ti lasciano talmente di stucco che hai bisogno di fermarti a riflettere? Beh, quello di oggi è uno di questi.
… Una riflessione personale che lascio ai posteri … quando sarà possibile nuovamente accedere alla rete!!
Su cosa voglio riflettere?
Notizia: nel Mondo – Italia compresa e, sicuramente tutti se ne saranno accorti, dalle 17 circa di ieri pomeriggio (lunedì 4 ottobre) tutte le piattaforme social si sono piantate letteralmente, smettendo di funzionare.
Messaggi di whatsapp che non arrivavano e non partivano, nessuna notifica ricevuta dai social, stories di Instagram non presenti…. Telegram idem con patatine… insomma, un silenzio assoluto da parte di tutte le periferiche multimediali.
Ricercando info su google (segnatevi che se un giorno smetterà di funzionare google allora la fine del mondo sarà imminente!) per capire se fosse un problema isolato oppure globale, ecco che arriva la sentenza:- ‘Mark Zuckerberd ha grosse beghe da risolvere perché non gli funziona più niente… PANICOOOOO….
Per di più, una tempesta stile tropicale che si è abbattuta in città (parlo per Grosseto ma so di altri luoghi) con tuoni e lampi stile Giorno del giudizio, a fare da cornice a un POMERIGGIO già spettrale di suo.
Ditemi la verità? Chi di voi non ha pensato: -“cavolo, non posso nemmeno fare una foto e postarla con ‘avete visto come piove???’ e aspettare i tam tam dalle altre zone di città con scritto: “si, anche qui viene giù bella… hai sentito che tuono?”
Ammetto che è da malati di social pensarlo ma non vi nascondo che IO l’ho pensato veramente. E sì, lo so che nel vasto mondo ci sono ben altri problemi … ma quando qualcosa ci tocca da vicino.. tutto il resto scompare: restiamo solo noi con le nostre bassezze e meschinità egoistiche.
Ci ritroviamo con i social BLOCCATI e ci sentiamo abbandonati, soli: andiamo subito nel panico … e sapete perché?
NON SIAMO PRONTI AL PIANO B
Diamo colpa all’era digitale, diamo colpa alla pandemia che ci ha reso ancor di più dipendenti da questi strumenti tanto diabolici quanto, oggi, indispensabili; fatto sta che con un blackout improvviso di queste dimensioni ci sentiamo persi.
Un pomeriggio con i piedi fuori dalla piazza di facebook di certo non fa male a nessuno, anzi. Questo è vero se lo usassimo esclusivamente per raccontare i propri fatti in rete, per distrarci, per sentirsi meno soli. Sorvoliamo su quanto di poco edificante accada su quella stessa piazza: rimaniamo in superficie!
Al di là della vetrina di ipotetico svago che i social apparentemente ci possono offrire, l’utilizzo che poi ne viene fatto è ad altri livelli, o più semplicemente a livelli diversi. Dopo lo sconcerto del pomeriggio del 4 ottobre e del down totale di quelle appendici a cui ormai siamo fedelmente attaccati mi viene da pensare che le cose non sono poi così semplici e scevre di contro indicazioni.
Oltre alla ‘piazza’ e agli ‘affari nostri’ di fatto in quei luoghi virtuali abbiamo riversato le nostre attività affidandole ad un quasi completo controllo digitale, beh complice il periodo pandemico è vero … ma diciamo che era un’evoluzione dello status quo. Ogni app nata per essere utilizzate per diletto privato è stata traghettata o trasformata per servire servizi diversi per il nostro business: shop-online, ordini, vetrina promozionale, campagne pubblicitarie e offerte shock in tempo reale. Tutto molto bello e smart, questo web e a portata di tutti: su per giù! Finché ad un certo punto non funziona più e ci trascina nel più buio dei momenti: tutto si oscura, si ferma, si blocca. AHI!!! Non va niente bene ….
Ma se tutto questo si fermasse del tutto?
Poi ad un certo punto, tutto si ferma. non va più nulla. Tutto fermo, tutto bloccato. Panico: per le nostre curiosità, le nostre emozioni immortalate in scatti ritoccati e filtrati che non possono più impressionare nessuno … ma soprattutto: impossibile lavorare al livello a cui con fatica ci eravamo preparati e finalmente abituati. Tutta la modernità … ci crolla addosso. E se questo nuovo status non fosse solo temporaneo ma perdurasse? Certo, non dico per sempre… ma se questa situazione durasse per giorni, peggio ancora per settimane? Come potremmo portare avanti il solito lavoro convertito ed adattato alle nuove tecnologie? Non è più la sfera privata a risentirne nel suo ego … ma la nostra attività!! Forse non ci avevamo pensato, ma dovremmo!! E come risolvere la questione? Mentre il Signor Z. o chi per lui pensa a risistemare il tutto?!?
Una risposta sicuramente non ce l’ho. Posso solo pensare che tutto ciò che avrebbe dovuto semplificarci la vita è diventato invece molto pericoloso e tutto nella sua semplicità è molto più difficile, soprattutto per chi, a parte i fatti privati, hanno abbandonato il metodo tradizionale di lavoro per convertirlo in toto sul web.
Infatti, come l’esperienza appena trascorsa ha dimostrato, affidarsi in toto ed esclusivamente al virtuale si rischia di diventare ostaggi dello stesso strumento: indispensabile e insostituibile. E noi … ne restiamo fuori, dipendenti e fregati! Una roba quasi apocalittica.
Poi però rifletti e ti racconti una storia: la tua.
In effetti, prima come facevamo? Ma allora quale è la giusta condizione per vivere bene oggi? Stare nella modernità certo, ma avere il nostro Piano B. Dovremmo rallentare e rivedere qualcosa oppure oramai è troppo tardi e quindi la direzione giusta è quello di affidarci completamente alla modernità?
Sotto con i commenti. Voglio sapere se anche a voi capita farvi queste domande.
Ecco… dopo questo turbinio di pensieri e domande filosofiche, sapete che voglio fare? Stacco tutto e mi metto a guardare la TV sul divano con Giorgio, mio figlio.
Almeno qualche cosa di buona questo Black Out me lo ha insegnato.
Lascia un Commento
Vuoi partecipare alla discussione?Sentitevi liberi di contribuire!