ECONOMIA CIRCOLARE: RIPARTIAMO DALLA MACELLERIA
Cari amici lettori di Maremma che Ciccia. Oggi più che raccontarvi storie e darvi delle ‘notizie’ dal mondo, vorrei fare con voi una riflessione.

Perché a volte ci dobbiamo fermare a riflettere e nel nostro piccolo secondo me possiamo davvero fare grandi cose. Anche pensare e interpretare i nostri tempi. E non meramente per una vendita o un tornaconto personale, ma per cercare di essere protagonisti ancora una volta dei tempi e dei nostri luoghi.
In questo strano clima vacanziero, per chi può, ha potuto, o potrà … o comunque per tutti noi impegnati in un modo o in un altro in una tenuta del tessuto economico, quello micro magari, ma pur sempre importante, leggendo qua e là – Covid e disastri annessi e connessi a parte – non ho potuto far a meno di imbattermi in una specie di mantra: ‘economia circolare’.
Ad essa vengono associati concetti come innovazione, ripresa, la ormai superata resilienza, sostenibilità, ambiente, il tessuto sociale e vie discorrendo. Ma che c’entra con la ‘ciccia’?!? Direte voi… c’entra c’entra. C’entra anche con la ‘ciccia’.
IL RUOLO DEL MACELLAIO
Perché prima di parlare di carne dobbiamo ricordarci che noi tutti siamo imprenditori, artigiani del nostro mestiere e che sulle nostre botteghe spesso si fondano o per lo meno si appoggiano intere comunità. Con il Covid poi, prima ondata e a seguire tristemente le altre, abbiamo dimostrato, assieme a molte altre categorie, di esserci sempre e di venire incontro non soltanto alla nostra clientela con servizi e sicurezza, ma anche con supporto alla comunità locale con le spese a domicilio o le così dette ‘spese sospese’. Ognuno per quello che ha potuto e per quello che poteva… Ecco … l’economia circolare inizia da qui.

Nel ‘riciclare’ non soltanto i materiali dando loro nuova vita, ma rimettendo in circolazione letteralmente quello che la comunità ha. Non un baratto, non il vecchio antico storico scambio… ma una sporta di innovazione tradizionale che nel momento del bisogno è quella che fa andare avanti ed è pure in grado di garantire una ripresa verso nuove dimensioni e direzioni.
Insomma, di necessità virtù direte voi… Forse, ma c’è chi sta cavalcando l’onda, per così dire, e del riciclo e della ‘necessità’ di alcuni, ne ha fatto un vanto portando in tavola piatti, ricette e cibo derivato da materie ‘povere’ o addirittura ‘scarti’ normalmente destinati alla pattumiera in condizioni ‘normali’.

Invece oggi diventa vincente far parte di questo nuovo modo di pensare. Parlare di ‘sostenibile’ e poi dimostrare di esserlo vuol dire essere proiettati nel futuro. Per assurdo, riscoprendo quello che facevano i nonni dei nostri nonni diventa una cosa ‘di moda’. Fa bene, consente ‘non-scarti’, riduzione rifiuti, creatività per nuove concezioni in cucina e di fatto aiuti tutti: non ultimo il nostro pianeta terra.
Ora magari così forse è un po’ esagerato… ma avete capito il senso.
GIORNATA DELLA GASTRONOMIA SOSTENIBILE
Nella giornata Onu celebrata il 5 luglio scorso al Gallia di Milano per celebrare la ‘gastronomia sostenibile’ è stato chiamato lo Chef Castaldi per dimostrare come lusso e ambiente possano andare assieme. Nella splendida cornice della terrazza di una celebre suite, come si è letto nei vari giornali, Chef Castaldi ha servito ricette a ‘impatto zero’ – notate bene NON a km 0!! – realizzate proprio utilizzando materie prime e basso costo e scarti di lavorazioni ‘genuini’ generalmente destinati ad essere buttati. E non è l’unico esempio…
Ne vengono fuori piatti di chef stellati soddisfacendo clienti sempre più esigenti e dando agli alimenti una nuova vita. Questo, che prima veniva fatto per necessità, oggi è innovazione e moda. Tant’è!
Non solo: si trovano anche manuali di ricette per sostenere l’ambiente. Cosa comunque buona e utile. Ricordiamoci però che era così da sempre. Si diceva del ‘maiale’ che nn si butta via via niente… Beh, ecco, abbiamo estremizzato il concetto e portato ad altra dimensione. Innovazione è anche questo: un nuovo approccio o ripescare nelle tradizioni le buone prassi che utilizzavano e NON sfruttavano, cosa che invece purtroppo abbiamo fatto negli ultimi decenni in modo sconsiderato.

LA NOSTRA PARTE NELL’IMPATTO ZERO
Ecco. Allora… noi? Che facciamo? Proprio in questi giorni ero a far visita ad uno Chef sul mare, Mauro Consolati a La Valletta Beach Club – di cui leggerete più avanti – e con lui si diceva come dalla sua cucina e da quella di pochissimi altri veniva fatto tutto il lavoro insieme ai fornitori. In prima persona. Anche sulla carne. Lui stesso vuole tagliare, disossare, e preparare i suoi pezzi senza farsi fare tagli già pronti e soprattutto riutilizzando tutto.
Ecco.. potremmo ripartire da qui. Un’alleanza con i nostri clienti per insegnare loro come di ciò che si acquista non si debba buttare via mai niente.
Ma non perché il Covid ci abbia impoverito e siamo messi male: semplicemente perché è un dovere verso noi stessi, la nostra comunità e il nostro pianeta.
Insomma: risparmiare e riciclare è comodo, è buono, fa bene ed è ‘figo’. Si può dire?!?
