LE NUOVE SFIDE POST COVID
I NUOVI FOOD MAKERS DI PASQUALE MARIA CIOFFI E UNA FOTOGRAFIA SUI CONSUMI ALIMENTARI DEI GIOVANI ITALIANI ILLUSTRATA DAL PROF. PAOLO CORVO
COME I NUOVI FOODMAKERS AFFRONTANO LA SFIDA POSTCOVID

di Pasquale Maria Cioffi
Solo un anno fa, nell’aprile 2020, la casa editrice Delfino ha pubblicato “I Nuovi Foodmakers – come trasformare una passione in un lavoro”. Il progetto editoriale era nato nel 2019 in seguito a una riflessione comune con il Prof. Paolo Corvo e altri esimi colleghi.
Sono trascorsi appena due anni dalla sua genesi ma per i cambiamenti che sono intervenuti è come se ne fossero passati venti.
Il testo è uscito, ha saputo ben interpretare i tempi e anticipare le innovazioni in corso raccontando esattamente come alcuni ce l’avevano fatta e avevano in sé la chiave per aprire più porte, anche quelle ancora non incontrate – e che di lì a poco si sarebbero presentate in tutta la loro roboante solennità.
Nel frattempo, mentre il nostro ‘manuale’ e i nostri colleghi facevano il loro corso, di presentazioni l’uno, di riadattamento, rivisitazione e rigenerazione gli altri, il professor Paolo Corvo ha continuato il suo lavoro di ricerca e ha appena pubblicato il libro “Il cibo nel futuro. Produzione, consumo e socialità” (Carocci Editore). Qui l’analisi su come sta cambiando, ed è già in parte cambiato, il modo di produrre, distribuire, somministrare e consumare il cibo. E sì, perché in quest’ultimo anno ormai l’innesco del cambiamento forzato ha imboccato dei percorsi totalmente diversi e non pensati che hanno costretto a impellenti rivisitazioni di bisogni, tendenze e scenari.
Tra i le nostre storie dei “I Nuovi Foodmakers” c’era, come ben sapete, anche il meat blogger Andrea Laganga che credo possa a pieno titolo essere considerato un esempio non solo di ‘resilienza’ ma anche di capacità di ‘ricostruzione’ di un nuovo modello di fare impresa e diffondere una nuova cultura legata a cosa mangiamo, dove e come.
IL CIBO CHE CAMBIA… APERITIVO COMPRESO
Tutto il mondo legato a cibo è stato in qualche modo colpito e condizionato dai cambiamenti degli stili di vita di questo ultimo anno e quasi ormai mezzo.
Anche i modelli di consumo e fruizione più consolidati e diffusi hanno subito delle mutazioni. Consideriamo uno dei riti che hanno caratterizzato l’ultimo decennio: l’aperitivo, dal vecchio “bianchetto” con due noccioline e patatine al trionfo degli happy hour. Con la primavera e il passaggio alle zone gialle i giovani, ma anche i diversamente giovani, stanno riprendendo l’abitudine a ritrovarsi nell’orario -sempre più lungo- dell’aperitivo, ma oltre a non potervi più esservi quei lunghi banchi con l’ape-food, vi è una crescente attenzione e consapevolezza su “cosa si mangia” insieme a bere.
Questo blog svolge da tempo una funzione importante ovvero di far chiarezza su una serie di “falsi miti” che riguardano l’alimentazione. Ed è da qui che, con i miei colleghi di sempre, vorremmo ripartire per raccontare un capitolo 2 dei “I Nuovi Food Makers”: il ritorno in un mondo che – anche quando non ne è consapevole – non potrà più essere “quello di prima”.
Quindi,i cosa dire in attesa del nuovo Food makers 2: un viaggio nel cibo di oggi, viaggio che ci condurrà in direzione di un futuro in cui si mangia in modo più consapevole e in cui, di conseguenza, si vive meglio.
I CONSUMI DEI GIOVANI ITALIANI
di PAOLO CORVO
In una panoramica di questo periodo volevo soffermarmi su quanto pubblicato recentemente dl Prof Paolo Corvo Professore associato di sociologia generale e Direttore del Laboratorio di Sociologia all’Università degli Studi di Scienze Gastronomiche di Pollenzo.

Lo spaccato che ci fornisce, dà da pensare.
“La ricerca sui consumi alimentari dei giovani italiani svolta dall’Istituto Toniolo, è stata pubblicata dal Il Mulino nel volume La condizione giovanile in Italia/2021, ha evidenziato alcuni cambiamenti particolarmente significativi, che stanno ridefinendo l’offerta complessiva del mercato e modificando settori strategici come la distribuzione e la ristorazione. Sembra che nell’ambito del cibo i giovani abbiano reagito in modo creativo e innovativo ai disagi causati dal Covid, che per molti di loro ha significato la perdita della scuola o dell’università in presenza e la mancanza del contatto quotidiano con gli amici”.
- Un primo elemento da sottolineare a livello giovanile è la crescente importanza assunta dalla modalità telematica nei consumi alimentari. In generale il lockdown ha certamente migliorato le conoscenze relative alla comunicazione on line. Questo è avvenuto in particolare con lo smart working e la didattica a distanza, ma anche il mondo dell’alimentazione è stato interessato da questo fenomeno, con la crescita delle prenotazioni effettuate on line e il diffuso utilizzo di ricette telematiche e blog per informarsi sui prodotti alimentari. I giovani sono abituati ad utilizzare Internet e i social network, per cui per loro è stato facile gestire la situazione e intensificare l’uso dell’on line per le spese alimentari. Data la loro dimestichezza con il mondo digitale, si suppone che siano stati il riferimento per tutta la famiglia”
- “Un altro cambiamento che sembra importante rilevare è il ritrovato interesse dei giovani per il cucinare, come dimostra il notevole aumento di chi ha utilizzato più di un’ora di tempo per preparare il pasto. Certamente hanno influito il maggior tempo libero a disposizione e la chiusura di bar e ristoranti, ma è indubbio che il cibo si è rilevato durante il Covid un elemento fondamentale nella vita dei giovani italiani, per il suo valore identitario e conviviale: hanno cucinato con i genitori, con il fidanzato/a, con gruppi di amici. Il riunirsi in cucina per preparare il pranzo e la cena ha supplito in buona parte alla mancanza di socialità imposta dal lockdown. Si è passati da un’attenzione al cibo molto mediatica, spettacolare e superficiale (propria di alcune trasmissioni televisive di successo) ad un coinvolgimento nel mondo del food maturo e responsabile, frutto di informazioni accurate e di pratiche sperimentate con pazienza ed emozione. Il cibo rappresenta un elemento fondamentale dell’identità italiana ed è significativo che i giovani ne abbiano riscoperto l’importanza in un momento difficile e complicato della loro esistenza e della vita sociale”.
- “La sperimentazione delle pratiche alimentari ha anche reso più consapevoli i giovani consumatori dell’importanza di disporre di materie prime di qualità per poter cucinare prodotti sani e gustosi. C’è una maggiore attenzione per un cibo biologico e di qualità, anche se il prezzo degli alimenti resta un elemento decisivo nelle scelte di consumo”.

“In effetti la spesa alimentare non è cresciuta, perché a causa dell’emergenza Covid la situazione economica per molti giovani è diventata precaria: alcuni hanno perso il lavoro, mentre altri si sono vista preclusa la possibilità di fare quei ‘lavoretti’ che li permettevano di avere un po’ di autonomia (presso bar, ristoranti, locali di svago, ecc.).
A tale proposito va sottolineato che talvolta i prodotti più salutari e sostenibili hanno prezzi troppo elevati rispetto a quelli di minor qualità, anche considerando i fattori che li differenziano (rispetto dei lavoratori della filiera, benessere animale, piccoli produttori che non possono avvalersi dell’economia di scala, minor resa del terreno biologico, ecc.). I produttori più accorti e sensibili hanno già provveduto a riconsiderare il rapporto qualità-prezzo. Risulta di particolare importanza che il mondo del cibo biologico e di qualità rifletta su queste problematiche, per evitare manovre speculative e rendere possibile anche alle fasce meno abbienti l’acquisto dei prodotti”.
“Mentre si scrive è in corso una nuova forma di restrizione dei movimenti con la chiusura di ristoranti e bar, tranne che per i servizi di delivery e di asporto. Si prevede che le chiusure si protrarranno a lungo, finché la campagna vaccinale non avrà raggiunto la maggior parte della popolazione. Probabilmente le tendenze manifestate durante la prima fase della pandemia si consolideranno ulteriormente. Si può affermare che il ritrovato interesse per il cucinare possa diventare un fenomeno costante nelle abitudini dei giovani italiani, per almeno due motivi:
1) molti giovani hanno scoperto durante il lockdown un’autentica passione per il cibo e per quanto rappresenta, come strumento di autorealizzazione e di socialità. Questo piacere del cucinare appare destinato a diventare una conquista duratura, perché si innesta nella tradizione della cultura gastronomica italiana. Alcune famiglie dove i giovani vivono hanno probabilmente acquistato le macchine per fare la pasta, il pane, la pizza, consolidando una prassi che va oltre mode e infatuazioni del momento.

2) molte aziende stanno adottando in maniera continuativa la modalità di smart working, per cui è probabile che si consolidi l’identificazione postfordista tra luogo di lavoro e abitazione. Non è forse uno smart working totale, riguardante cioè tutti i giorni della settimana, ma certamente per almeno tre/quattro giorni feriali molti lavoratori stanno ormai operando da casa. Si stanno ridefinendo le dimensioni spazio-temporali del vivere, con una riorganizzazione della vita familiare e domestica. In questo contesto aumentano le possibilità di preparare i pasti e di cimentarsi ai fornelli. Anche quando si opta per il food delivery, cioè la consegna di cibo a domicilio, si acquistano più kit di alimenti per realizzare delle ricette più che piatti pronti, come avveniva prima del Covid. Questi fenomeni stanno determinando trasformazioni importanti nel mondo della ristorazione, che rispetto al passato deve rivolgersi ad una clientela prevalentemente domestica e abitante nel territorio circostante. Si tratta di un passaggio delicato, che richiede una grande capacità innovativa e una flessibilità a livello organizzativo e gestionale”.
“Nel complesso, analizzando i dati dei consumi alimentari dei giovani italiani ci si rende conto di quanto profondamente il Covid stia modificando le vite degli individui, anche in un contesto così importante per la realtà sociale come il cibo. In effetti il bisogno di relazione e di socialità è innato nell’essere umano e food e alimentazione possono dare un contributo importante alla sua realizzazione”.
Insomma, analizzando i vari studi … ce n’è da imparare su tutti i fronti, che non sono solo ‘mode e tendenze’.
Parola del Butcher!
Per chi fosse interessato:
l cibo nel futuro. Produzione, consumo e socialità
Paolo Corvo – Michele Filippo Fontefrancesco
pubblicato da Carocci
Autore: Pasquale Maria Cioffi
Sottotitolo: Storie e consigli per trasformare una passione in un lavoro
Viaggi enogastronomici e sostenibilità
Foodculture, consumption and society. Palgrave MacMillan
Quandoil cibo si fa benessere. Alimentazione e qualità della vita
Lascia un Commento
Vuoi partecipare alla discussione?Sentitevi liberi di contribuire!