SANPURU: Non è buono da Mangiare ma, BUONO da guardare
A vederlo sembra un succulento piatto tutto da gustare, nella sua perfetta composizione ti invita ad entrare all’interno del locale per assaporarlo in tutto il tuo splendore; poi invece scopri che è tutto finto.
Se siete stati a Londra, sicuramente sarete stati nel cuore del quartiere più vivo della città. Soho, una delle zone più animate, colorate e trasgressive di Londra. Lì ti trovi difronte alla grande porta rossa e oro, tutta intarsiata di dragoni cinesi. Non entrare è impossibile. Varcando quel portale entrerete magicamente in un’altra epoca, dove forse il tempo e la cultura originale Cinese si è fermata; benvenuti nella Chinatown di Londra.
Fare un giro nella Chinatown di Londra significa trovarsi contemporaneamente in due diversi paesi: la Cina orientale e il Regno Unito. Scoprire le sue prelibatezze esotiche e le sue particolarità non ha eguali.
LE VETRINE DI CHINATOWN
Passeggiando per la Cina Londinese, ti troverai al centro di vetrine dove nella maggior parte si vende ristorazione. Vetrine adornate ad ogni ora del giorno da piatti cucinati in bellavista fino al classico pollo laccato appeso ad un gancio. E ti chiedi: “chi sa come faranno a farlo venire così bello dorato…” – ma soprattutto “non andrà a male stando ore ed ore in vetrina sotto al sole?”.
Ecco, se anche voi vi siete fatti queste domande, non conoscevate fino ad oggi la fantastica verità Cinese.
SANPURU: mangiare con gli occhi
Sanpuru – o meglio shokuhin sanpuru – deriva dall’inglese sample, e si riferisce ai campioni di cibo finto esposti nelle vetrine dei ristoranti, dei caffé e delle izakaya. Ecco la risposta: tutto ciò di bello che viene esposto nelle vetrine, non sono piatti cucinati e lasciati lì ore ed ore ma… il modo intelligente di proporre i propri menù. Geniale direi, no?!? Come poter far capire in modo immediato i piatti dal nome impronunciabile. Loro hanno escogitato un modo originale ed efficace addirittura 100 anni fa. Si tratta di esporre campioni talmente realistici che ti viene quasi la voglia di addentarli: ma attenzione, si possono mangiare solo con gli occhi. L’utilizzo di questi modelli di cibo rappresenta un unicum della cultura giapponese, anche se la pratica si sta diffondendo in Cina e Corea del Sud.
LE ORIGINI
L’industria dei sanpuru nasce a Osaka e si stima che abbia oggi un giro di oltre 80 milioni di euro. Due sono le ipotesi circa l’origine del “cibo finto”: alcuni sostengono che sia nato all’inizio del periodo Showa, sebbene non vi siano documentazioni a sostegno di tale ipotesi; altri, invece, sostengono che sia nato nel 1926 grazie a Iwasaki Takizō.
Iwasaki è il fondatore di Iwasaki Be-i, una delle più grandi aziende di repliche di cibo, ma è anche il protagonista della storia più accreditata sui natali del sanpuru. Si ritiene che Iwasaki abbia avuto un’epifania sul potere creativo della cera osservando come i resti delle candele riproducessero i motivi del tatami. Iwasaki avrebbe quindi provato e riprovato a creare dei modelli di cibo, e il risultato dei suoi esperimenti fu un omelette, che la moglie faceva fatica a distinguere da una vera. Da questa esperienza Iwasaki avrebbe dato inizio all’industria dei sanpuru.
COME NASCE UN SANPURU
Tutto parte da una richiesta di un ristoratore, il quale, inviando una foto del piatto originale da riprodurre, lancia la sfida al realizzatore. Una volta acquisita una visione complessiva di come il sanpuru deve risultare, la compagnia a cui viene affidato l’ordine procede con una suddivisione del piatto in ingredienti e componenti base. Il lavoro certosino segue infatti una personalizzazione di ogni singolo ingrediente che andrà a comporre il piatto. Vengono quindi modellati in silicone e resina e poi cotti e dipinti rigorosamente a mano. Una volta realizzati tutti gli ingredienti si passa all’assemblaggio del piatto che viene prima fissato con della colla e poi rifinito con una copertura lucida se necessaria.
Una cosa molto interessante riguardo gli shokuhin sanpuru è che non solo sono tridimensionali e realizzati con una cura eccezionale verso i dettagli. Quello che davvero colpisce è che sono in scala 1:1, ovvero delle stesse dimensioni del piatto che viene servito nel ristorante in questione.
Se all’inizio era la riproduzione a dover rappresentare alla perfezione il piatto preparato dagli chef di un ristorante, una volta terminata la riproduzione il processo si inverte. Ora è l’originale a dover seguire le regole estetiche imposte dalla riproduzione.
IL PREZZO
Ad ogni modo, visto il prezzo che bisogna sborsare per la realizzazione di questi modelli, lo si può considerare come un vero e proprio investimento a lungo termine per i ristoratori. Pensate che il prezzo per un modello rappresentante un o-nigiri, una pallina di riso ripiena, per intenderci, lo snack che ormai siamo abituati vedere in ogni anime, è di 70 dollari, mentre un piatto di sushi per quattro persone si aggira attorno ai 500 dollari.
Meglio un menù di carta quindi, o creare aspettative visive pari al vero? A voi la sentenza!
Parola del Butcher!
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