FOOD DESIGN? Ecco le REGOLE per l’ESTETICA in MACELLERIA
FOOD DESIGN? ARRIVA IN MACELLERIA. ECCO IL MEAT-DESIGN!
E’ oramai da anni, forse più di 10 che abbiamo iniziato a sentire la parola Food-Designer nel nostro quotidiano. Una parola talmente ricca e piena costanti, utilizzata per rendere omaggio a quella bellezza che sta dentro un piatto. Con l’avvento dei social e degli smart-phone, guai a mangiare il primo boccone senza aver scattato una foto della portata da poter far vedere o condividerlo con i social-friends.
Con i programmi TV, talent o sfida di cucina abbiamo imparata molte tecniche di cottura. Abbiamo imparato a conoscere ingredienti come la ormai celebre “fava tonka” e sbavato difronte a i piatti di grandi chef destinati una volta solamente per alcuni. Grazie a loro siamo diventati tutti un po’ piccoli giudici di “Masterchef” pronti a giudicare l’uscita di un piatto, salvando naturalmente le pappardelle della nonna, e pronti a commentare utilizzare la famosa frase del buon ‘Chef Barbieri’ – “questo è un mappazzone…”
Fatto sta che questo bombardamento mediatico, gioie e dolori dei nostri tempi, ha permesso di ampliare il livello di conoscenza del cibo a 360 gradi e i nostri occhi si sono pian piano abituati a vedere composizioni molto particolari.
LA VERITA’
E’ pur vero che ogni qual volta osserviamo qualche cosa che ci piace, siamo immediatamente ben predisposti a scoprirlo fino in fondo. Che sia una bella auto, attirati magari per la sua linea accattivante, oppure un dettaglio in un vestito che c’è lo rende così unico da volerlo, veniamo colpiti da un elemento che fa si da innescare in noi la voglia di conoscere la sua totalità.
Questa cosa succede anche quando siamo di fronte ad un piatto. La vista viene subito stimolata dai colori, dai volumi, dalla lucentezza della pietanza. Poi a seguire ecco che arriva l’olfatto, l’udito e il gusto.
Per noi oggigiorno, cibarsi non è più solo una necessità ma è diventata un’esperienza sensoriale completa, ricca di rimandi all’infanzia, sinonimo di convivialità e piaceri. Chiunque decida di sedersi a tavola nutre molte aspettative nei confronti di colui che lo sta preparato. Ecco quindi che entra in gioco l’importanza di essere ferrati nell’argomento del Food-Designer.
IN MACELLERIA
Non solo un obbligo e dovere degli chef, rispettare delle logiche dettate dal Food-Designer, ma valido per tutte le professioni che riguardano appunto il food. E noi Macellai, se ci pensiamo bene, ogni giorno anche inconsciamente inneschiamo dei pensieri e delle azioni per soddisfare le nostre e le aspettative dei nostri clienti. Se prima bastava mettere sul banco di macelleria una fila di salsicce, vassoi con il pollo, fettine di bovino e qualche bistecca di suino in un vassoio, oggi non è più così. Dico giusto?
Il cliente ha voglio e bisogno di vedere di più, di vedere cose nuove ed essere stimolato per immaginare già la scelta giusta da proporre ai suoi famigliari o ai suoi commensali.
Come fare quindi per essere pronti a soddisfare i clienti? Spesso ci cervelliamo per fare di più, riempire il banco con svariate proposte per il cliente, e magari, sacrificando anche qualche prodotto invenduto. Dobbiamo sicuramente ragionare differentemente, anche giocando con piccli segreti e trucchi per indurre il nostro cliente ad una scelta, giusta per loro ma soprattutto ottimale per noi.
Ecco quindi che, @Maremma Che Ciccia, ha deciso di stilare alcune regole da seguire per sorprendere i propri clienti con il Meat-Designer.
1. ORDINE: Una delle prime parole da tenere in mente è proprio questa. Quando un cliente entra in macelleria, la prima cosa che vede sarà la totalità del vostro banco. Evitate di avere confusione tra i vassoi. Cercate di allinearli in modo ordinato, scegliendo la solita direzione ed evitando il sovraffollamento. Non spesso la quantità fa rima con “oddio quanta confusione, non riesco a scegliere da quante cose ci sono”
2. ESPOSIZIONE: La scelta del DOVE mettere i propri preparati o tagli anatomici è fondamentale. C’è una regola che dice che più la superficie di esposizione è grande, e più daremo la visibilit al prodotto. Meglio quindi scegliere vassoio dove esporre nel modo giusto e ordinato il prodotto, facendolo sentire ‘rilassato’ in tutto il suo splendore. Evitate di mettere una miriade di piccoli vassoi con specialità sacrificate. L’occhio del cliente non riuscirà a percepire una linea logica per scegliere.
3. LINEE: Cerca di suddividere il banco in settori. Immaginate di suddividerlo con linee trasversali, identificando una parte avanti, una centrale e una dietro (questo se decidete se suddividerlo in tre linee). Ecco, queste linee le dovrete mantenere scegliendo vassoi da esposizione della stessa grandezza, in modo da mantenere una linea continua. Se preferite, rialzate la linea più indietro rispetto al cliente ma, non è un regola che va sempre bene, soprattutto dove la profondità di esposizione è più limitata. Ricordati poi che la tua esposizione ha altre zone importanti: zona centrale, e laterali rispetto il punto di ingresso. Ecco, il tuo punto vincente sarà proprio quello centrale. Provare per credere.
4. COLORI: Non solo per scegliere l’abbinamenti giusti nel vestirsi, i colori sono fondamentali anche dentro il tuo banco. Cercate di dare contrasto al vostro prodotto magari utilizzando colori che lo ‘staccano’ visivamente dal piatto. Il BIANCO secondo me è il colore migliore da utilizzare, ma anche il più difficile da tenere pulito. Il verde delle verdure e il rosso del pomodoro saranno un tocco semplice e pulito che ricondurranno inconsciamente il cliente al nostro tricolore.
5. LUCE: Quando poi si parla di colore, un fattore fondamentale è la scelta della luce. Basta con negozi bui e male illuminati. La scelta della fonte di illuminazione è importantissima. Ci sono in commercio tipologie di luci differenti da scegliere a secondo della natura da illuminare. Carne, salumi, o prodotti da scaffale devono essere illuminati in modo differente. E mi raccomando, non siate avari nella quantità di luce in negozio. Un negozio ben illuminato darà la percezione che non ci sia nulla da nascondere.
6. ALTEZZE: Io le chiamo PUNTI LUCI e, per tali intendo quei vassoi che servono per far cadere l’occhio dove vogliamo noi. Chi sta dietro al banco, deve giocare ogni singolo trucco per indirizzare l’acquisto del prodotto. Ce lo insegnano i grandi marchi, ma sicuramente lo sappiamo fare anche noi. Ora, non sempre il prodotto scelto per colpire il cliente, deve essere il più buono o per di più quello che vogliamo vendere. Dovrà essere però quello più particolare, che colpisce, a volta esagerato nei colori e nella forma. Quello forse anche impossibile da cuocere per la sua forma e consistenza (e voi sapete di cosa sto parlando). Lo posizioneremo in modo che sia più in alto di tutti, sopra ad un piedistallo o un rialzo autoprodotto (anche il semplice barattolo dei pelati avvolto dalla carta argentata farà al caso nostro) e lo metteremo proprio nella parte meno visibile del banco (zona morta) dove vogliamo così accentuare l’attenzione. Non servono molti. In una esposizione classica di 5/7 metri lineari, saranno sufficienti 3. Non esagerate perché, altrimenti non riusciranno a svolgere la sua funzione.
Ce ne sono ancora molte altre di regole da tenere ben in mente ogni volta che creiamo un prodotto. Questo proprio per rimarcare che il lavoro del Macellaio non è un lavoro sempice ed intuitivo. Essere BUTCHER significa essere completi nella totalità del lavoro, e sempre di più è fondamentale avere la concezione del MEAT-Designer! Insomma, da oggi non dobbiamo più pensare di creare emozioni solamente dentro un piatto. Da oggi ogni BUTCHER dovrà riuscire ad emozionare ogni singolo cliente che ammiri il proprio banco. Se così sarà, il cliente a sua volta trasmetterà la sua emozione provata, nel piatto che cucinerà per i propri commensali.
MISSIONE COMPIUTA!
Parola del BUTCHER