PAZZA PROPOSTA DELL’UE: IMPOSTA DEL 25% SULLA CARNE
LA TASSA SULLA CARNE
Proprio quando la carne stava vivendo un momento roseo e di ripresa nel mercato food, ecco che ti arriva sul vassoio una notizia dal contenuto a dir poco rocambolesco. La notizia è proprio di qualche giorno fa, quando, dalle testate nazionali trapela una nota dell’Unione Europea. Una nuova tassa a carico del consumatore finale che, se diventasse realtà, farebbe tremare tutto il comparto carne Mondiale. La proposta infatti, mascherata da tassa etica, andrebbe a colpire proprio il consumo di tutte le specie di carni andando così a gravare sul carrello della spesa dei cittadini italiani impoverendo un settore che negli ultimi decenni è stato boicottato in tutti i modi possibili.
LA NOTIZIA
A questa ipotesi sta lavorando l’Europarlamento a seguito di una proposta presentata da tre eurodeputati: due del gruppo Socialisti e Democratici (S&D), Mohammed Chahim e Sylwia Spurek, uno dei Verdi, Bas Eickhout. Tassare la carne nel piatto sarebbe una ‘manna dal cielo per la salvaguardia dell’ambiente’; tassarla per salvare l’ambiente e coprire così costi che gli allevamenti di bestiame farebbero ricadere sulla collettività. Tassarla con un piano fiscale, che a regime dovrebbe applicare una imposta del 25%, così da far rincarare di 47 centesimi il costo di 100 grammi di bovino, di 36 centesimi il costo di 100 grammi di maiale e di 17 centesimi l’esborso per 100 grammi di pollo (o altri volatili).
La proposta è stata lanciata il 5 febbraio scorso sul tavolo Ue nel corso dell’evento «The True Price of Meat» (Il vero costo della carne), andato in scena al Parlamento europeo di Bruxelles. Una volta approvata, secondo gli eurodeputati proponenti, la nuova tassazione farebbe parte del pacchetto di politiche denominato «Farm to Fork»(dalla fattoria alla forchetta), che la commissione europea ha annunciato nell’ambito del Green Deal, il piano di abbattimento delle emissioni di anidride carbonica che , nei progetti dell’esecutivo europeo, dovrebbe portare l’intera Unione a raggiungere la «neutralità» climatica entro il 2050.
COME
In base al disegno elaborato, l’aliquota dovrebbe essere applicata gradualmente, a partire dal 2021, così da raggiungere entro il 2030 un gettito di 32 miliardi di euro l’anno. Una montagna di soldi, che dovrebbe servire a garantire la piena copertura dei costi ambientali imputati alle aziende zootecniche, per via delle emissioni di CO2, dei nitrati e della perdita di biodiversità.
A «ispirare» la nuova tassa «etica» è una fondazione non profit olandese, la True Animal Protein Price Coalition (Tapp coalition, ndr) – un sodalizio tra associazioni sanitarie, ambientaliste e per il benessere animale – che ha stabilito l’aliquota del 25% sulla base di uno studio condotto dal Ce Delft, un istituto di ricerca indipendente con sede nei Paesi Bassi. Secondo le proiezioni di questo report, il nuovo balzello innescherebbe una graduale diminuzione dei consumi di carne, che porterebbe entro il 2030 a un crollo del 67% per la carne bovina, del 57% per la carne di maiale e del 30% per i volatili. Ma la Tapp coalition va anche oltre. Proponendo che il gettito derivante dalla nuova tassa serva a finanziare la trasformazione progressiva degli allevamenti in siti di produzione vegetale e a ridurre l’Iva sul consumo di frutta e verdura, così da «incoraggiare» le persone ad avere un’alimentazione più orientata al vegetale. Per giustificare questa scure fiscale sui consumi, il presidente della Tapp Coalition Jeroom Remmers sciorina un dato: «Gli europei mangiano almeno un 50% in più di carne, rispetto alle quantità raccomandate».
L’unici dalla parte dei carnivori sembrerebbero alcuni senatori della Lega. Infatti, è notizia di giorni che i senatori Giorgio Maria Bergesio, Gian Marco Centinaio (ex ministro delle politiche agricole), Gianpaolo Vallardi e Rosellina Sbrana hanno già presentato una interrogazione urgente al ministro delle Politiche Agricole, Teresa Bellanova, per chiarire «quali misure intenda adottare per scongiurare l’introduzione di nuovi balzelli a carico del settore», visto che gli italiani che consumano abitualmente carne sono il 93% della popolazione.
Tutta questa storia mi fa pensare molto. Negli scorsi mesi abbiamo già affrontato il discorso sull’inquinamento ambientale attribuito agli allevamenti animali, dove abbiamo reso noto ulteriori studi scientifici a dimostrazione del contrario, scarcerando appunto gli allevamenti come catastrofe ambientale. Quando invece si parla di coltivazioni intensive di soia come ‘problema ambientale per l’ecosistema globale’ o le alte emissioni di Co2 generate dalla produzione di batterie elettriche per far funzionare le auto elettriche che dovrebbero salvare il mondo. Non si sa perché ma, in questi settori, a mio parere intoccabili, si riesca sempre a trovare la soluzione per andare avanti. ( fonte https://www.italiaoggi.it/news/ora-l-ue-vuole-un-imposta-del-25-sulla-carne-2424276)
PENSIERO DEL BUTCHER
Ragionando a voce alta, mi viene da pensare che la lobby del mondo meat non conti un granché in questo mondo fatto di accordi e politicaly scorrect. Manca una rappresentanza forte che ci tuteli e che almeno faccia sentire la nostra presenza sul mercato. Una voce unica che parli di noi e per noi, ma soprattutto che si impegni a trovare soluzioni e non accetti certe decisioni. Noi che siamo i primi a professare l’importanza di un ambiente ‘pulito’, pronti a mettersi in gioco per il cambiamento e il benessere di tutti. Non vogliamo essere messi da parte, ne tantomeno subire le scelte fatte dagli ALTRI, solo perché la pensano differentemente da noi. Certe scelte sono imposizioni che cancellano la nostra storia, il nostro passato, la nostra identità scritta fino ad oggi. Viene da pensare che forse tutto faccia parte di un ‘disegno’ voluto da qualcuno, magari che ci vuole far cambiare e, magari che certe abitudini (come mangiare carne) siano concesse solamente ai futuri nuovi ricchi?
Pensieri complottisti a parte, penso che sia giunta l’ora di provare a fare qualcosa. Cari Butchers, cari carnivori, cari allevatori, è l’ora di dare un segnale forte alle nostre professioni, magari facendo tremare le poltrone di chi dovrebbe, ma ahimè non fa.
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