UN NORMALE FINE SETTIMANA DA URLO: TERRITORI, INNOVAZIONE, EUROPA
UN NORMALE FINE SETTIMANA DA URLO
Tante le cose dell’appena trascorso fine settimana. Prime tra tutte, purtroppo, il maltempo che ha flagellato da nord a sud il nostro paese. Sono, siamo vicini a tutti coloro che in questi momenti si stanno riorganizzando per contare i danni e cercare di ripartire.. con una situazione metereologica ancora molto instabile. Ma mentre la preoccupazione e i danni montavano, laddove possibile, si sono avvicendati momenti di incontro e confronto a livello internazionale a suggellare il fatto che nulla e niente ci ferma e che la ‘vita’ va avanti.
Si parla di futuro, di innovazione, di economia circolare e di territori, di giovani e tradizioni, futuro e intelligenza artificiale. Veramente da Nord a Sud, da Est a Ovest, nei modi e tempi più disparati convegni, riunioni, eventi e mostre si sono avvicendati in un proliferare di attività. La crisi è ingente, ma la crisi è anche opportunità e nostro dovere ‘cavalcarla’, comprenderla e proseguire. E’ quello che è successo anche in Toscana, fulcro di eventi sui territori disastrosi e insieme proficui che hanno visto in particolare l’Area Vasta del Sud della regione impegnata in in trombe d’aria e allagamenti ma anche punti di incontro sull’agroalimentare dove politici, imprese e università si sono avvicendate come non mai per un pubblico sempre più esigente, sempre più specializzato, sempre più attento. AgrifoodNext a Siena, AgriTour ad Arezzo, Italian Taste Experience a Grosseto per avvicinare l’Europa, i mercati, le persone. E una chicca nelle kermesse, a testa alta in un paesino dell’interland senese, Sovicille, si è celebrata anche la ’cinta senese’,una razza da monumento. ed è di questo che in particolare oggi vi voglio parlare, mentre tutto il resto si sta rendicontando.
A “Sapori di Cinta in Val di Merse” a latere appunto della kermesse di Agrifood Next si è fatto il punto su un’eccellenza agroalimentare salvata dall’estinzione. Ancora qualche criticità, ma per risolverle si punta anche sull’Unione Europea. Chi si addentra nel cortile del palazzo comunale di Sovicille si imbatte in un monumento piuttosto singolare. Un maialino in marmo che non può non sorprendere. Ma la spiegazione è incisa subito sotto: “Qui nasce la cinta”, a vantare una primogenitura per la cinta senese in questo territorio. Lo ha ricordato con orgoglio il sindaco Giuseppe Gugliotti portando il suo saluto al convegno “Cinta e dintorni” organizzato nell’ambito della sagra “Sapori di Cinta in Val di Merse” conclusasi domenica scorsa a Sovicille con grande successo di visitatori e commensali. Il monumento alla cinta senese è stato inaugurato nel 2008 (quattro anni prima della concessione della dop da parte dell’Unione Europea) dall’allora sindaco di Sovicille Alessandro Masi, a sottolineare l’importanza di questa razza e il legame con il territorio. E’ stato realizzato in marmo della Montagnola senese grazie al contributo dell’Amministrazione provinciale di Siena dallo scultore senese Piergiorgio Balocchi ed è conservato nel cortile della campana del Palazzo comunale di Sovicille. Anche al di sopra di qualsiasi aspettativa visto il maltempo, rileva il presidente Emilio Giuggioli: “Grazie soprattutto ai volontari del Circolo di Sovicille, della Pro Loco e delle persone stupende che al mio fianco in questi anni hanno condiviso e continuano a condividere questo progetto come Francesco Galgani, oltre che amico segretario della Strada dei Sapori, Marco Landi, Carlo Mazzini, Nicola Zanda e Mario Carli”.
Quando la razza era in via di estinzione gli ultimi tre allevamenti rimasti erano proprio sulla Montagnola. Un legame forte dunque con il territorio, sottolineato anche da Florio Faccendi, presidente di Banca Cras, che ha dato il suo contributo alla manifestazione, rilevando inoltre la disponibilità a studiare forme di sostegno per il settore. Sollecitati da Emilio Giuggioli della “Strada dei sapori della Val di Merse” i relatori hanno ripercorso il lungo e difficile cammino per salvare la cinta senese dall’estinzione fino ad ottenere la Dop e a divenire un’eccellenza dell’agroalimentare conosciuta anche all’estero.
Un percorso però non ancora concluso. Il problema di fondo è una carente disponibilità di animali allevati (circa quattromila quelli immessi ogni anno sul mercato) a fronte di una domanda che è almeno dieci volte tanto. Tra le criticità un patrimonio genetico limitato, problemi di consanguineità, un’esigenza di maggiori controlli di qualità sui prodotti trasformati e una puntuale assistenza tecnica. Lo hanno rilevato Giovanni Pacini, ex dirigente per l’agricoltura della Provincia e presidente sindaci revisori Consorzio di Tutela Cinta Senese, Nicola Zanda, allevatore, tra i fondatori e primo presidente del Consorzio, mentre Paolo Montemerani, a suo tempo ai vertici dell’Associazione Allevatori, ha suggerito di far squadra con l’altra razza autoctona rimasta in Toscana, la Maremmana.
Daniele Baruffaldi, presidente del Consorzio della Cinta Senese, ha tirato le fila delle varie istanze emerse, non senza che prima i professori Marco Bianciardi e Raffaele Ascheri avessero intrattenuto i presenti con un lungo excursus sul suino nella storia dell’uomo da un punto di vista sociale e culturale. Baruffaldi ha ribadito l’assoluta esigenza di una crescita del numero degli allevamenti, sottolineando gli sforzi del Consorzio in questa direzione. Per l’assistenza tecnica sono stati fatti passi avanti proprio di recente attraverso l’esperienza veterinaria di un componente del consiglio e la collaborazione della Usl, nonché la disponibilità del Consorzio a supportare con tutta l’esperienza dei propri iscritti chi volesse cimentarsi nell’allevamento della cinta.
Quanto a fare squadra ci si sta muovendo a livello europeo attraverso la Feserpae, associazione che riunisce i produttori di suini neri del nostro continente, di cui dal 2018 il Consorzio fa parte e proprio di recente ne ha assunto la vicepresidenza. L’obiettivo è di ottenere una maggiore attenzione da parte dell’Unione Europea. In Italia, in una riunione a Bologna tra i rappresentanti degli allevatori delle sei razze autoctone ancora rimaste in Italia, sono nate le premesse per il varo di una qualche forma di coordinamento per far sentire più forte la propria voce nei confronti delle istituzioni. E fra le istituzioni la Regione Toscana peraltro si sta mostrando molto sensibile verso le esigenze della Cinta Senese, con la prospettiva di nuove forme di sostegno dell’attività di allevamento di questa razza.
E la ‘via europea’ è stato un po’ il mantra dello scorso fine settimana: politica e confronto saranno il fulcro dei territorio, di quell’esperienza ed eccellenza che sa ormai tramutarsi e in globalità sdoganando il particolare e la tradizione. Un nuovo approccio di cui tutti abbiamo bisogno e che accompagnerà le nostre sfide del futuro: anche e proprio partendo dai più piccoli e dai giovani che sapranno sempre più traghettare i territorio con il loro sapere e i loro sapori.
Lascia un Commento
Vuoi partecipare alla discussione?Sentitevi liberi di contribuire!