QUOTE ROSA IN MACELLERIA: AMORE, PASSIONE E TRADIZIONE …
IN VIAGGIO ALLA SCOPERTA DELLE MACELLERIE D’ITALIA CON TOCCO FEMMINILE
Nell’opinione comune l’arte del macellaio viene sempre descritta, o raffigurata, con soggetti maschili, vuoi per il lavoro duro e di fatica, vuoi per l’utilizzo di coltelli ritenuti dalla collettività pericolosi e quindi non adatti ad una donna. Ho deciso quindi di farmi un bel giro per il Bel Paese, da nord a sud, passando per casa. Tutto questo per cercare di sfatare un mito e far luce sul mondo ‘meat al femminile’.
Abbiamo conosciuto maestri delle carni con al fianco le nuove generazioni, bambini cresciuti con la passione della ciccia e dipendenti che con sudore sono riusciti a conquistare l’imprenditoria della bottega: famiglia o mestiere alla base delle principali motivazioni per i signori macellai. E per una donna? Spesso in questo caso la motivazione scatenante è ben differente e, a volte, più particolare e determinante di quella di un uomo. E anche più profonda.
CHI HA DETTO CHE FARE IL MACELLAIO È ROBA DA UOMINI?
Una donna può fare la ‘macellaia’? Personalmente vi rispondo di sì. Pensando ai ricordi della mia infanzia mi viene subito in mente mia mamma. Grande lavoratrice, come capitava spesso in passato, si recava nella bottega di famiglia per aiutare nostro babbo. La ricordo dietro al banco, con la ricetta giusta sempre pronta per ogni cliente, il consiglio deciso e il sorriso spontaneo. Era lei l’addetta alla preparazione dei fegatelli di maiale o degli spiedini, mentre noi figli giravamo intorno a giocare con gli stecchini. Ad oggi, se la nostra attività è ad un livello alto è sicuramente anche grazie a lei, ai sacrifici che ogni giorno faceva per la famiglia e per la bottega, come fanno tutte queste donne. Il “mondo della ciccia” è molto cambiato da allora, come sono mutati i valori delle famiglie e anche le figure uomo/donna si sono rivoluzionate. Siamo andati quindi a intervistare quattro signore del banco carni per farci raccontare il ‘mondo meat’ visto attraverso i loro occhi.
ALIDA E MARISTELLA GARIGLIO: SORELLE UNITE DA UNA PASSIONE
Partendo da Nord, bussiamo alla porta di Alida e Maristella Gariglio, due sorelle che ogni mattina, grazie ad una incrollabile passione per questo mestiere, portano in giro per le piazze torinesi le loro inconfondibili creazioni a base di carne. Tutte e due vivono la realtà della macelleria fin da piccole e per entrambe, durante il proprio percorso di studi, il richiamo dello stare dietro ad un banco e tra la gente, è stato talmente forte da indurle a lasciare tutto e far diventare ‘lavoro’ una grande passione.
Come si fa a coniugare la vita lavorativa in macelleria con la vita privata?
«Il tempo è poco — racconta Alida, la più piccola delle due — ma cerchiamo sempre di fare tutto. Non è semplice coniugare il lavoro con la vita privata, ma molto importante è il sostegno sia fisico e psicologico di chi ti sta accanto. Abbiamo sempre creduto che nella vita tutto si può realizzare, basta volerlo. Il segreto è sapersi organizzare al meglio e distribuire le forze».
Come è cambiata la macelleria oggi?
«Ho avuto il piacere di osservare come sia cambiata la visione della macelleria nel corso di quasi un trentennio. Oggi è necessario “stare dietro” ai tempi frenetici dei clienti, studiare e realizzare prodotti altamente invitanti ma allo stesso tempo veloci e pratici da preparare. Penso che il segreto sia riuscire a racchiudere in un unico prodotto gusto, impatto visivo, velocità e facilità nell’esecuzione».
Qual è la marcia in più che una donna ha in macelleria?
«Una donna in macelleria mette il cuore e l’anima, quella passione che ti porta a trasformare un pezzo di carne in “emozione”. A tutte le mie colleghe macellaie voglio dedicare il pensiero per cui “Dietro ad una grande macelleria… c’è sempre una grande donna!”».
ADELE CHIARENZA: AMORE, FAMIGLIA E LAVORO
Ora puntiamo verso Sud e arriviamo in Sicilia, dove l’attaccamento ai valori e alle tradizioni è forte. Entriamo nella Macelleria Bonaccorso, in provincia di Catania. A darci il benvenuto è Adele Chiarenza, contitolare del negozio con il marito Mario Bonaccorso. Il suo avvicinamento al mondo della ciccia è stato differente. Tutto nacque quasi 15 anni fa, quando Adele si sposò con Mario, nato e cresciuto nella macelleria dei propri genitori. Per amore decise quindi di intraprendere questa strada insieme a lui. Da subito il suo ruolo in macelleria è divenuto molto importante, occupandosi in prima linea della lavorazione dei preparati, dell’organizzazione del lavoro, curando le pubbliche relazioni e servendo la clientela al banco.
Come si fa a coniugare la vita lavorativa in macelleria con la vita privata? «Ovviamente il lavoro mi impegna moltissimo — risponde Adele — ciò nonostante, durante i ritagli di tempo riesco a dedicarmi ai miei tre figli, a mio marito, al mio cagnolino e alla mia casa. Certo, non dico sia semplice, ma in ogni cosa che faccio trovo il lato divertente e così tutto mi viene spontaneo, diventa più leggero».
Come è cambiata la macelleria oggi?
«Sicuramente in meglio, perché il cliente è più informato e sa cosa scegliere. Qui ad Aci Bonaccorsi, la nostra attività rispecchia l’antica macelleria di paese. Ci piace rispettare le tradizioni, esaltare la qualità dei prodotti senza usare nessun tipo di conservante. Al naturale prepariamo i vari pronti a cuocere davanti al cliente, mostrando così la genuinità del prodotto finito e la serietà della nostra filosofia».
Qual è la marcia in più che una donna ha in macelleria?
«Essere donna è già di per sé un qualcosa in più; poi, un consiglio o una ricetta che possa aiutare un cliente nelle varie preparazioni culinarie accompagnati da un sorriso sono sempre graditi. Care colleghe, è dura, ma se si vuole ci si può divertire. Facciamoci forza e facciamo vedere che anche noi sappiamo tenere il coltello in mano!».
SERENA LAGANGA: PASSIONE PER TRADIZIONE
Non ci resta che esplorare il Centro Italia, la nostra terra, casa nostra, mia in particolare. Per parlare di ‘donne macellaie’ non posso infatti non prendere in considerazione l’esperienza che nel quotidiano vivo in azienda, dove ogni giorno, assieme a mio fratello Marco e a babbo Beppe, porto avanti la comune passione per la ciccia affiancato da mia sorella Serena. La sua è una passione che nasce per tradizione. Fin da piccoli abbiamo vissuto in questo mondo, fatto di sacrifici e tempo rubato alla famiglia ma anche di soddisfazioni e traguardi raggiunti. Gli studi hanno portato Serena a diventare geometra, ma nel tempo libero ha sempre sentito il bisogno di fare una capatina in macelleria, vuoi per stare con la famiglia, vuoi per il desiderio costante di imparare qualche cosa di nuovo. Dopo qualche anno, ha deciso che il lavoro che faceva per lei era un altro, la sua tradizione la portava a ciò che forse voleva fare meglio, ovvero la Lady Butcher insieme alla sua famiglia.
Come si fa a coniugare la vita lavorativa in macelleria con la vita privata?
«Sicuramente non è facile, questo è un lavoro a cui devi dedicare molto tempo, specie se sei in una azienda familiare come la nostra. Bisogna dire però che lavorare in famiglia (anche se non è semplice) ti viene incontro nella gestione del tempo. Lavoro tutti i giorni, riuscendo però ad occuparmi dei miei 2 figli, della casa e il mio compagno mi sostiene e condivide il mio lavoro».
Come è cambiata la macelleria oggi?
«La macelleria moderna è in continua evoluzione. Ognuno ha il potere di decide la strada da percorrere, basta avere ambizione e voglia di fare, perché essere macellai oggi ti consente di non limitarti, nel senso che possiamo essere cuochi, artisti nelle preparazioni di prodotti stuzzicanti e bellissimi da vedere, organizzare feste o tutto ciò che vi viene in mente. A noi però piace lavorare su una base di tradizione, offrendo ai nostri clienti esigenti una qualità continua nelle forme tradizionali, naturalmente rivisitate con un pizzico di modernità ed un tocco di fantasia».
Qual è la marcia in più che una donna ha in macelleria?
«Sicuramente una donna può essere di grande aiuto proprio nell’aggiungere quel tocco di fantasia che può rendere un piatto unico».
Alle signore del banco carni voglio dire di crederci, perché la clientela troverà in voi quel valore aggiunto, quella dedizione e cura tipici dei piatti preparati in casa.
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