CINTA SENESE – Seconda Parte
L’IMPORTANZA DELLA D.O.P. : DERIVAZIONE ORIGINE PROTETTA
Oggi, i riconoscimenti sono quello che fa la differenza. Certo la qualità, certo la professionalità, certo l’adempimento delle regole… ma a fare la differenza sul mercato a livello globale sono veramente le dop o le igp, le uniche in grado di salvaguardare il prodotto e il territorio e a renderli unici. Questo anche nel settore ‘carni’. Un esempio? Quello che è accaduto alla ‘cinta senese’ che con la sua essenza e peculiarità non solo è riuscita ad incidere sulle caratteristiche animali, ma anche sul mercato intendendo con questo l’indotto economico e lavorativo che ci ruota intorno.
CINTA SENESE, IL RICONOSCIMENTO DELLA DOP
La razza oggetto di tutela a livello europeo a partire dal marzo 2012
La cinta senese si è diffusa per la sua robustezza, rusticità e facile adattabilità all’allevamento allo stato brado e semi – brado nel bosco o nelle distese erbose adibite a pascolo da cui trae parte del suo sostentamento nutrendosi dei frutti del bosco, di erba e cereali. Questo animale vive bene in Toscana proprio grazie alla tipologia dei pascoli e dei boschi presenti.
E’ da queste peculiarità territoriali che derivano le sue caratteristiche uniche legate tipo di alimentazione e al conseguente particolare gusto della carne e per questi motivi è diventata oggetto di tutela DOP. Infatti a livello europeo, nel marzo 2012, la denominazione Cinta Senese – riservata esclusivamente alle carni suine di animali nati, allevati e macellati in Toscana secondo tradizione – ha ottenuto il marchio di “denominazione di origine protetta” per animali derivanti dall’accoppiamento di soggetti iscritti al Registro Anagrafico e/o Libro Genealogico del tipo genetico Cinta Senese.
I soggetti vengono identificati non oltre 45 giorni dalla nascita, con l’apposizione della marca auricolare. Questo elemento identifica in modo univoco i singoli animali. Dopo il quarto mese di età, durante il quale i suinetti possono ricevere un’integrazione alimentare giornaliera, gli animali devono soggiornare quotidianamente in appezzamenti di terreno sia recintati che non, provvisti di eventuale ricovero per le ore notturne ed anche in caso di condizioni climatiche sfavorevoli. L’integrazione giornaliera alimentare ammessa non può essere superiore al 2% del peso vivo; i costituenti di questa devono provenire per almeno il 60% dall’area geografica di produzione e si tratta per lo più di soli cereali integrali.
RIGIDO DISCIPLINARE
Il disciplinare prevede tre norme importanti:
1) Gli animali devono avere lo spazio giusto per muoversi, quindi non possono essere più di 1500 chili di carne viva per ettaro (dunque circa 10 animali), mentre nel biologico dieci animali possono vivere in 2500 metri quadrati. Gli esemplari di cinta senese quindi vivono in uno spazio quattro volte più ampio rispetto a quanto previsto nel biologico.
2) Si possono alimentare con prodotti derivati al 60% dalla Toscana, senza soia, senza derivati da estrazione chimica perché ovviamente, in passato non esistevano.
3) Gli animali non possono essere macellati prima del compimento di un anno di età.
L’allevamento di questa razza peculiare rientra altresì negli obiettivi strategici dell’attuale Programma di sviluppo rurale 2014-2020 della Regione Toscana, obiettivi così individuati: stimolare la competitività del settore agricolo; garantire la gestione sostenibile delle risorse naturali e l’azione per il clima; realizzare uno sviluppo territoriale equilibrato delle economie e comunità rurali, compresi la creazione e il mantenimento di posti di lavoro. Come previsto appunto nel Regolamento UE 1305/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio.
CINTA SENESE, LA NASCITA DEL CONSORZIO DI TUTELA
L’organismo è stato creato nel 2000
Alla fine degli anni ‘90 un gruppo di allevatori decise di partecipare alla reintroduzione di questa razza autoctona quasi estinta, costituendo poi nel 2000 il “Consorzio di Tutela della Cinta Senese”. La Regione Toscana, La Provincia di Siena, L’Associazione Provinciale degli Allevatori Senesi (APA) e altri Enti preposti hanno fatto un notevole sforzo, incentivando anche con contributi, l’acquisto ed il mantenimento dei verri riproduttori, al fine di raggiungere un numero sufficiente di animali atto a togliere la Cinta Senese dalla lista delle specie in estinzione.
Grazie dunque al prezioso intervento di allevatori e trasformatori locali, del Consorzio di Tutela e del sostegno fattivo delle Istituzioni Pubbliche nonché a una puntuale attività di ricerca condotta dall’Università di Firenze, a oggi si può contare su un numero consistente di allevamenti.
Nel luglio 2015 Il Consorzio di Tutela della Cinta Senese ha ottenuto dal Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali l’incarico di svolgere attività di tutela per la DOP “Cinta Senese”(erga omnes).
NUOVE OPPORTUNITA’ DI LAVORO: ALLEVARE CINTA SENESE
Il Consorzio di Tutela punta ad aumentare la produzione per far fronte alle molte richieste del mercato
Allevare cinta senese. Un’interessante opportunità di lavoro in questo particolare momento di incertezza economica. Infatti Il Consorzio della Cinta Senese, attraverso il suo consiglio di amministrazione di recente rinnovato, si propone di raggiungere un obiettivo ambizioso: raddoppiare se non triplicare la produzione di Cinta Senese DOP, perché l’attuale produzione di circa 4.000 capi non è sufficiente a soddisfare le molte richieste di mercato. Tale obiettivo rappresenta dunque una nuova opportunità di lavoro, ovviamente con il presupposto che sussistano alcune caratteristiche strutturali di base richieste dal disciplinare (ad esempio collocazione nel territorio toscano, adeguati spazi per allevamento allo stato brado e semi brado). E’ per questo che il Consorzio si rende disponibile a indicare le condizioni necessarie per un avviare allevamento di questa razza, ma soprattutto quali sono le problematiche e le criticità che tale tipo di impresa può presentare.
“Sicuramente è indispensabile passione per gli animali e per la vita all’aria aperta – rileva Daniele Baruffaldi, presidente del Consorzio –. Il Consorzio si mette a completa disposizione di chi volesse informazioni. La necessità di incrementare la produzione non è legata solo alla forte richiesta esistente, ma rappresenta un fattore indispensabile per stabilizzare il prezzo di mercato. Questo è realizzabile solo in presenza di numeri stabili e non altalenanti (peculiare nelle piccole produzioni). Ciò sarebbe di grande aiuto ai piccolissimi produttori che immettendo sul mercato pochi animali senza programmazione sono di conseguenza soggetti ad essere facile preda da parte di chi gioca al ribasso sul prezzo”.
“Altro vantaggio di una maggiore produzione – continua Baruffaldi – sta nel poter programmare la logistica per la vendita di carne fresca, che ha ovviamente scadenza a breve e che necessita di trasporti speciali. Carne fresca che risulta essere il punto di forza per la peculiare qualità che la caratterizza e il vero soggetto della DOP”.
Esistono dunque condizioni di mercato e necessità oggettive per puntare a incrementare la produzione di questo meraviglioso animale, uno dei principali ambasciatori della Toscanità nel mondo ed elemento di eccellenza dell’agroalimentare italiano .
COME FARE?
Chi si appresta ad avviare un allevamento di cinta senese ha sicuramente bisogno di essere accompagnato da poche, ma importanti informazioni. Ciò per non illudere e indurre in eventuali errori i nuovi allevatori e di conseguenza costringerli a chiudere dopo una breve esperienza. “Fa più danno un allevatore che chiude, rispetto a dieci che non aprono – osserva il presidente del Consorzio -. Quindi chi pensa che allevare la cinta senese possa essere una buona opportunità si rivolga pure al nostro Consorzio di Tutela e noi saremmo disponibilissimi a dare tutte le informazioni e il sostegno possibile”.
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