LA BEFFA NELLA ‘PORCATA’
La BEFFA nella ‘PORCATA‘
Quando marchi importanti e di prestigio per la collettività nazionale vengono messi in discussione, tutto il bel paese indubbiamente ne risente.
Ed è proprio quello che è successo con il servizio andato in onda lunedì sera su Report, il famoso programma di inchieste giornalistiche della Rai.
Con il nome ‘Porcata’, nome dal forte impatto lessicale, è stata lanciata l’indagine su presunte frodi alimentari riconducibili ai prestigiosi, due veri emblemi mondiali sinonimo di altissima qualità del prodotto e fiore all’occhiello per la gastronomia Italiana. Dalle immagini che sono state proiettate direi proprio che è facile ipotizzare tutt’altra cosa rispetto alle vere prerogative ed obiettivi dei due blasonati brand, ovvero la produzione di prodotti di altissima qualità secondo standard elevati e secondo disciplinari severissimi. Ma ad altri l’ardua sentenza.
quello che preme a me sottolineare è che dobbiamo fare molta attenzione, perché montaggi fatti ad hoc per servizi di impatto sullo spettatore, spesso induce a conclusioni affrettate. E se l’obbiettivo era quello di alimentare la causa del “non mangiate carne perché…” direi che siamo sulla strada giusta. Ma… non mi sembra proprio ‘politically correct’.
Andando a frugare tra i commenti delle condivisioni del video, quello che risalta subito all’occhio non è il disgusto derivato dalle informazioni scovate sul caso frodi nella produzione di tale prodotto, bensì fomentare un già esistente dissenso collettivo verso il mondo carni.
IL CASO ‘PORCATA’
(FONTE https://www.rai.it/programmi/report/inchieste/)
“Le eccellenze del DOP prosciutto di Parma e prosciutto San Daniele sono il fiore all’occhiello della produzione italiana di salumi. Ogni anno generano un volume d’affari di circa un miliardo di euro e rappresentano la gastronomia italiana in tutto il mondo. Per essere immessi in commercio devono ricevere il marchio DOP del consorzio di tutela che supervisiona la produzione, e garantisce che il disciplinare, cioè il rigido regolamento definito e codificato in secoli di tradizione, sia rispettato. Un’indagine condotta dalle procure di Torino e Pordenone ha accertato che nella filiera di questi due prosciutti sarebbe stata largamente usata carne di maiale danese, non ammesso dal regolamento. Circa un milione di prosciutti è stato sequestrato dagli inquirenti. In totale i prosciutti a cui è stato revocato il marchio DOP sono circa il 20 per cento della produzione annua di Parma e San Daniele. Documenti esclusivi in nostro possesso ci permettono di affermare che la frode sarebbe ancora in essere.”
Se seguiamo attentamente il caso, quello che ne scaturisce dalle ricerche della Procura, risulta un racconto di una grave truffa ai danni di consumatori beffati da quel marchio che doveva invece essere garante del consumatore. Una frode nella vendita di un diverso standard di qualità rispetto a quello che il consumatore finale ha pagato fidandosi di quel brand. Insomma un’enorme fregatura a vantaggio sempre di quei ‘grossi’ che muovono il mercato secondo i propri interessi.
I commenti del pubblico invece, secondo un mio parere, sono stati un po’ troppo superficiali. Invece di sentirsi raggirati da tale frode, rei allevatori, macellatori e produttori dei noti salumi, si sono dirottati sul settore carni suinicolo, provocando un effetto a catena dannoso per l’economia stessa. Naturalmente in questa precaria linea di congiunzione si ferma anche nei banchi di noi ‘macellai’.
Si, proprio il Butcher, quell’ultima ma importante pedina nella filiera del prodotto alimentare, colui che direttamente ci mette la propria faccia difronte al cliente. Proprio in questi i momenti che la risonanza di un errato giudizio interpretativo provoca un danno economico e sociale di un intero settore. Da addetto ai lavori riesco ad interpretare differentemente tali informazioni, condannando sicuramente tali pratiche e frodi di questo tipo, ma riuscendo a comprendere che tale conseguenze sono dettate solamente dalla scelta deliberata di ogni singolo attore della filiera, dal produttore al consumatore compreso. Capisco anche che vedere certe immagini, da comune acquirente, arrivare a conclusioni differenti è facile e il primo pensiero va nell’attribuire la beffa a tutto il sistema di produzione.
Nel ruolo che rivesto mi sono sentito nel dovere di dire la mia, anche perché a distanza di alcune ore non ho letto nessuna presa di posizione da parte di alcuna rappresentanza di categorie di ogni comparto alimentare impegnato nella vendita di suini o affini. In quanto ‘meatblogger’ mi sento in dovere di gridare di non fare di tutta un’erba un fascio, ma di sentirsi sempre più parte attiva al cambiamento che vogliamo e pretendiamo, per noi e per il futuro a venire. Un cambiamento possibile attraverso esclusivamente le nostre scelte, perché il mercato si basa solamente sulle nostre preferenze e richieste.
LA SOLUZIONE?
Cerchiamo sempre di più di pretendere il meglio per noi. Non affidiamoci a scritte o brand che ahimè dovrebbero tutelarci attraverso un ‘controllo del controllore’ che molto spesso coincidono. Andiamo a ricercare il rapporto di fiducia schietto e vero con una ‘volto’, una faccia vera di una persona di cui ci fidiamo. Penso che ad oggi, per ricostruire un mondo sano, dobbiamo ripartire dai valori che abbiamo perso.
Non capisco perché ci meravigliamo tanto per il programma che ha fatto reporter creando fra virgolette uno scandalo per due prodotti alimentari di nicchia a livello nazionale che rappresenta l’Italia in tutto il mondo.ci meravigliamo di questo in particolare e nel frattempo non ci rendiamo conto che il mondo oggi va avanti cosi”l’interessi di pochi a discapito della massa”.Allora dobbiamo proprio essere la massa a ribellarsi fare capire a queste poche persone che ci siamo rotti ad essere oggetto dei loro giochetti.ma questo richiederebbe a tutti noi che rappresentiamo la massa di avere ciascuno di noi una propria coscienza.ma la massa è fatta per essere guidata come delle pecore.Allora concluso dicendo che tutto questo ci viene imposto da pochi proprio perché non abbiamo una coscienza che ci permette di tutelarci
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Ciao Giovanni. Approvo in pieno le tue parole. Penso che ognuno di noi nel nostro piccolo, dalle azioni più elementari fino a quelle più complesse, deve dare un cenno di voler cambiare. DIFFICILISSIMO sicuramente… ma non impossibile. Sapere e cercare di conoscere la verità è fondamentale. Riuscire a non farla dimenticare il giorno dopo è ancora più necessario