QUALIVITA: LA FONDAZIONE PER LA PROTEZIONE E VALORIZZAZIONE DEI PRODOTTI DOP IGP STG
QUALIVITA : la Fondazione per la protezione e la valorizzazione dei prodotti DOP IGP STG
Due chiacchiere con il Direttore Generale Mauro Rosati
Ultimamente abbiamo parlato molto di territorio, eccellenze e identità, di ‘tutela’ e ‘protezione’. L’abbiamo citata più volte come partner e fonte di dati importanti nell’agroalimentare.
Era d’uopo andarla ad incontrare direttamente e a fare due chiacchiere con la sua ‘anima’. Parlo della Fondazione QUALIVITA e del suo Direttore che nonostante i mille impegni nazionali ed europei ci ha dedicato un po’ del suo preziosissimo tempo rispondendo ad alcune nostre domande. Partiamo da qui… poi vedremo in futuro cosa altro ci riserverà. Staytuned e per ora sentiamo dalla viva voce di mauro Rosati Direttore della Fondazione Qualivita che cosa questa rappresenti nel mondo food e cosa ancora essa sia per tante realtà in questo settore.
1 McC) Qualivita, una Fondazione legata al territorio e alle eccellenze dello stesso.. non molto tempo fa un KICKOFF.. Quali i prossimi obiettivi?
Q.MR – Qualivita è nata a Siena e da quasi 20 anni, ed opera sia a livello nazionale che internazionale, nel settore della tutela e della promozione delle produzioni DOP IGPSTG,riconosciute dai sistemi di qualità dell’Unione europea. I soci fondatori sono OrIGin Italia , Federdoc – confederazione nazionale dei consorzi volontari per la tutela delle denominazioni dei vini italiani, CSQA – società di servizi sulla certificazione agroalimentare e Valoritalia società di controllo sui vini DO IG italiani. Grazie al ruolo di mediatore svolto nell’ambito delle attività di lobbying a livello europeo, Qualivita è riuscita a diventare il punto di riferimento per coloro che gravitano intorno al comparto agroalimentare, contribuendo alla creazione di un network internazionale di organizzazioni e associazioni di settore. Fra gli obiettivi principali della Fondazione, la realizzazione di pubblicazioni, di studi scientifici e statistici del comparto e di riviste di settore come Consortium, edita dal poligrafico e Zecca di Stato. Le iniziative intraprese da Qualivita hanno lo scopo di descrivere le produzioni certificate, attraverso un sistema di informazione completo, organizzato e facilmente consultabile. Oltre alle attività istituzionali e all’impegno nel settore dell’editoria specializzata per la valorizzazione delle produzioni a indicazione geografica, Qualivita realizza progetti specifici e iniziative in collaborazione con autorevoli partners internazionali. IlGeographicalIndications Kick-Off Meeting che si è svolto a Siena a febbraio ha messo a confronto le esperienze dei Consorzi di tutela delle Indicazioni Geografiche per definire una nuova proposta strategica a supporto dello sviluppo del settore nel contesto nazionale ed europeo. Abbiamo certo altri progetti in corso: il prossimo, sempre a Siena, il 15/16 novembre, AgrifoodNext, in collaborazione con il segretariato italiano di Prima -Partnership for research and innovation in the Mediterranean Area. Giovani agricoltori, imprenditori e ricercatori del settore foodsi incontreranno per raccontare le loro storie, condividere e sperimentare innovazioni tecnologiche e gestionali, incontrare gli esperti del settore e fare rete.
2 McC) L’Italia, una delle nazioni mondiali con la più alta varietà di prodotti agroalimentari. Patrimoni delle tradizioni nazionale spesso mantenuti vivi da piccole comunità locali. Il settore ‘carni’ come risponde alle DOP o IGP?
Q.MR – L’Italia guida la classifica delle produzioni certificate con un totale di 863 prodotti DOP IGP STG, di cui 299 nel settore food fra DOP IGP , 2 STG, 526 DOP IGP nel settore wine e 38 IG spirits. Veri patrimoni della cultura e delle tradizioni locali dei diversi territori. La categoria carni fresche, classe1.1 vedesolo sei prodotti iscritti per l’Italia: Abbacchio Romano IGP, Agnello del Centro Italia IGP, Agnello di sardegna IGO, Cinta Senese DOP, Vitellone Bianco dell’Appennino Centrale IGP e i Vitelloni Piemontesi della Coscia IGP. E’ un comparto che può crescere , siamo solo agli inizia . E’ un settore con buone prospettive, ma la conoscenza delle razze autoctone italianedeve essere comunicata meglio.
3 McC) Nel passaggio al consumatore finale, quanto peso ha l’educazione dei produttori verso sostenibilità,e innovazione, salvaguardando le tradizioni?
Q.MR – Oggi ancora pochi consumatori percepiscono tutto questo, c’è molto da fare. Potrei dire che siamo in mezzo al guado: c’è interesse, ma non c’è consenso. Molti produttori ci credono, ci stanno lavorando , ma i consumatori non sono pronti. All’estero ci sono mercati molto più sensibili dei nostri, più evoluti, soprattutto nel settore delle carni . Purtroppo da noi è molto radicato il concetto che gli allevamenti animali sono molto inquinanti, mentre si comunica poco tutto quello che di innovativo e di sostenibile viene fatto.
4 McC) Non solo prodotti, ma anche culture e modi di fare legati alla tradizione culturale agroalimentare. Qualivita tutela e protegge anche questi?
Q.MR – Sì, Qualivita dà molta importanza all’aspetto culturale e tradizionale che è dietro ai prodotti certificati, perché sono parte integrante del prodotto stesso e del territorio. Questo aspetto è stato anche oggetto di una mostra che Qualivita ha fatto ad aprile a Bruxelles, all’interno del Parlamento europeo:“GeographicalIndications – Italian Cultural Heritage”. Una mostra con 24 pannelli dedicati al patrimonio culturale delle DOP IGP che evidenziano come i prodotti dell’agroalimentare d’eccellenza siano spesso raccontati nelle opere d’arte più diverse come testi antichi, dipinti, documenti storici e beni architettonici, connotando fortemente la cultura di un’area geografica. E fra i pannelli selezionati per Bruxelles c’erano due carni fresche certificate, la Cinta senese DOP e il Vitellone Bianco dell’Appennnino Centrale IGP ( in allegato i pannelli)
5 McC) Nella nostra professione – i butchers – vediamo ogni anno il cambiamento degli stili alimentari dall’acquisto e al consumo di carne, comportamenti differenti che però fanno si che alcune tradizioni e ricette alimentari nel settore carni vadano piano piano perse. Basti pensare a piatti della tradizione con interiora ,alla carne di agnello, o semplice ricette della nonna a base di pollo. Qualivita risulta essere il tessuto connettivo di tutti gli attori che gravitano intorno al comparto agroalimentare: interagisce la Fondazione con la categoria dei Macellai? E se sì, come o cosa si potrebbe fare assieme che ancora invece non è stato approcciato?
Q.MR – No, in realtà fino ad oggi come Qualivita non abbiamo mai interagito direttamente con i macellai, che sono una componente della filiera. Abbiamo avuto maggiori occasioni di scambio con i produttori, ma mai con i selezionatori finali.
6 McC) Quanto è attenta la clientela nell’acquisto di prodotti con marchi di qualità come IGP e DOP nella piccola o grande distribuzione?
Q.MR – La clientela è sempre più attenta, la Gdo sta seguendo con attenzione le produzioni certificate e sta dedicando linee “private label” proprio a queste produzioni, con confezioni diverse e in spazi particolari all’interno del supermercato, generalmente più curati rispetto all’insieme della presentazione dei prodotti. Questo messaggio arriva bene al consumatore che istintivamente tende a fidarsi di più della linea selezionata dal negozio.
7 McC) Per un ‘mestierante’, il macellaio nel suo negozio e nella sua ‘bottega’ quanto è vantaggioso proporre prodotti ‘a marchio’?
Q.MR – Non è tanto il prodotto a marchio ad essere importante , ma tutto quello che c’è dietro, il disciplinare di produzione imposto dalla certificazione che prevede controlli e ispezioni dell’intera filiera da parte di un ente certificatore. Dietro ai prodotti certificati c’è trasparenza e qualità; l’utilizzatore finale, acquistando un prodotto certificato, sa di prendere un prodotto di qualità controllato, in regola con le norme previste dal disciplinare di produzione .
8 McC) Noi crediamo che le ‘botteghe possono svolgere un ruolo importante sul territorio sia a livello di professionalità(sbocco lavorativo), sia per la qualità(eccellenza del territorio) che di sostenibilità ed educazioni a stili di vita sani. Il suo parere?
Q.MR – Purtroppo le botteghe quasi non esistono più e quelle che ci sono, si trovano nei luoghi dove paradossalmente ce ne è meno bisogno, perché c’è più conoscenza e cultura del prodotto. Mi riferisco alle zone rurali, alle campagne, ai paesini, dove le botteghe ci sono e dove i consumatori sono più consapevoli di quello che acquistano. Le botteghe dovrebbero invece tornare nelle città, nei grandi centri abitati, dove c’è meno consapevolezza del prodotto e dove avrebbero davvero un ruolo importante per il territorio, sia a livello di professionalità, come sbocco lavorativo, sia per la qualità dei prodotti proposti, che possono essere consigliati e raccontati; questo può avvenire solo nel contesto di un negozio di vicinato o di una bottega, dove si instaura un rapporto di fiducia fra ‘bottegaio’ e cliente.
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